La famiglia cristiana come Simeone e Anna

Domenica della Santa Famiglia - Anno B - 2014

Lo sappiamo, perché lo constatiamo ogni giorno di più, che la famiglia in sé come realtà che continua la specie e se ne prende cura è sotto attacco, quasi fosse una istituzione inventata da marziani che vogliono imporre una prigione all'amore umano, impedendogli di percorrere le strade esaltanti della libertà di amare chi si vuole, come si vuole, per il tempo che si vuole. 

Figuriamoci quanto sia considerata vecchia e sorpassata la famiglia che si ispira a quella di Nazaret, cioè a un uomo e una donna che si impegnano ad amarsi per sempre, in maniera unica e fedele, accettando di essere collaboratrice del Creatore. Di fronte a questa situazione si potrebbe cedere a una specie di depressione religiosa, e limitarsi a guardare mestamente una realtà sempre più impenetrabile alla proposta cristiana.

La festa della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe può e deve aiutarci a superare ogni tentazione di resa, ricordandoci che proprio quando le strade degli uomini sembrano segnate e obbligate, c'è sempre una risorsa per imboccarne di nuove: la fede. La parola di Dio che questa celebrazione ci fa ascoltare e meditare su questa risorsa.

"Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle", dice il Signore ad Abramo. C'è una cosa più impossibile di contare le stesse? No. Abramo, invece, "credette", e "il Signore glielo accreditò come giustizia".

E' facile credere che una donna "fuori dell'età" possa diventare madre? No. Invece, Sarà diventò madre, perché "ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso". E' umanamente possibile che un uomo, Giuseppe, e una donna, Maria, senza essersi "conosciuti" abbiano un figlio da portare a Gerusalemme per presentarlo al Signore, – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore"? No. Eppure, per fede, Giuseppe e Maria portano il figlio al tempio.

Abituati a vivere in una realtà italiana dove la famiglia a livello sociale corrispondeva, almeno esteriormente, alla famiglia "modello Nazaret", è comprensibile lo sgomento di fronte a una separazione veloce e netta tra i due modelli. E' comprensibile, ma è sbagliato. La situazione che si sta verificando è quella normale per la Chiesa e i cristiani: non dare per scontato il Vangelo, e non cercare appoggi estranei alla sua forza, ma comunicarlo con le parole e la testimonianza.

Questa evangelizzazione può avvenire, e un po' sta già avvenendo, con la testimonianza di uomini e donne che accettano di "contare le stelle", cioè che testimoniano come "la famiglia modello Nazaret" sia quella che in realtà mostra le "meraviglie del Signore". E' scontato che queste famiglie vengano tacciate di arretratezza e di vecchiaia, ma esse sanno che nei sentieri di Dio ciò che per l'uomo è vecchio si rivela giovane, mentre ciò che sembra giovane si dimostra vecchio.

La liturgia ci propone uno stimolo bellissimo, straordinario e potente: Simeone ed Anna. Sono vecchi. Sono umili. Sicuramente i "giovani" del tempio, dal quale non si allontanavano mai, venivano guardati con sufficienza paziente e considerati sorpassati e arretrati. Sono stati invece gli unici a riconoscere il nuovo che stava arrivando. Ci vorrà tanto per convincersi che la "vecchia famiglia modello Nazaret" è quella che può tirarci fuori da quei mali che la cronaca ogni giorno ci propina e che ci riempiono di angoscia?


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