La fede è rispondere:"Eccomi!"

II Domenica di Quaresima - Anno B - 2015

La Quaresima, come gli altri tempi liturgici, non è un'isoletta spirituale nella quale compiere esercitazioni particolari di fede, ma un tempo in cui i discepoli di Gesù, sostenendosi comunitariamente come Chiesa, rinvigoriscono e rafforzano il cammino che sono chiamati a compiere ogni giorno.

Lo specifico della Quaresima è ricordare e potenziare che la vita è convertirsi: cioè riportare continuamente i piedi, tentati di deviare di qua o di là dalle suggestioni di Satana, sui sentieri del Signore. Questo cammino sui sentieri di Dio è difficile, perché tante voci "di qua e di là" invitano a scelte molto più in sintonia con i nostri desideri di quelle del Vangelo, sempre alternative e a volte tanto ardue da sembrare impossibili. Non per nulla, la liturgia ci proclama la prova di Dio ad Abramo: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

Com'è possibile rispondere a Dio: "Eccomi!", come Abramo, di fronte a una prova così? L'unica possibilità sta nel credere che anche in situazioni come quella, se "alziamo gli occhi" al di sopra di quello che appare, c'è l'amore di Dio, che, perché abbiamo obbedito alla sua voce, prepara anche a noi "un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio", e le "sue benedizioni",.

"Eccomi!" è la parola fondamento e sorgente della fede. Essa echeggia misteriosamente nel cielo all'inizio della redenzione: «entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,15).

Gesù riconferma il suo "eccomi!" al Padre nel momento in cui rivela apertamente ai discepoli la decisa volontà di andare a Gerusalemme per «essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31-33).

I discepoli, Pietro in testa, non sono pronti a pronunciare il loro. Gesù allora li prepara e li incoraggia con il lampo di gloria della trasfigurazione, per aiutarli a vedere "l'ariete, impigliato con le corna in un cespuglio", cioè che Dio risponde sempre al nostro "eccomi!" colmandoci di benedizioni. I discepoli non comprendono subito quella rivelazione. La comprenderanno quando vedranno Gesù risorto. Allora capiranno cosa comportasse dire: "Eccomi!" a Dio, e si prepareranno a diventarne capaci, pronti ad affrontare anche loro a "essere rifiutati dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, per venire uccisi e ... risorgere", nella certezza che: «se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?».

Questa Quaresima è per noi "il tempo favorevole" per verificare il nostro "eccomi!". Avendo ricevuto la fede nel Battesimo, come dono grande ma inconsapevole, è necessario verificare se essa è rimasta a livello di adesione generica al messaggio di Gesù e alla pratica religiosa, oppure se, crescendo con noi, è diventata un consapevole "eccomi!" al Signore. I cambiamenti epocali e velocissimi che hanno trasformato il volto alla storia e alla vita di ogni giorno, e sempre tumultuosamente attivi, hanno reso sempre più ininfluente il peso delle tradizioni, e una fede che vada avanti "perché mi hanno insegnato così", non mordendo la vita, finisce per evaporare in un generico bisogno religioso, incapace di annuncio e testimonianza. E' quello che, purtroppo, stiamo verificando con i giovani, i ragazzi, i bambini.

Durante il cammino della Quaresima, noi cristiani adulti e superadulti, siamo stati "abituati" a celebrare una Confessione più approfondita e tranquilla di quelle abituali. Non ce la lasciamo sfuggire! Facciamola essere un momento significativo del "deserto nel quale abbiamo chiesto allo Spirito di essere condotti", per verificare, andando al di là del "sempre le stesse cose", se il nostro "eccomi!" è almeno un po' dentro a quello di Abramo e di Gesù.


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