La fede: guadagno o rimessa?

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2021

Con l'invito a vendere quello che abbiamo Gesù non ci chiede di diventare clochard.

Conosciamo la vicenda di questo "tale" (l'evangelista Matteo precisa essere un giovane) che cerca teatralmente un approccio con Gesù («gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui...»), e che invece di guadagnare un pubblico elogio, si trova davanti a una provocazione che lo manda via "scuro in volto" e "rattristato": «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

Conosciamo altrettanto bene le dure e proverbiali parole che Gesù pronuncia contro la ricchezza mentre il giovane se ne va: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!»; «è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

Conosciamo probabilmente di meno la domanda con cui Pietro, nella sua disarmante sincerità, provoca il Maestro: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito» (l'evangelista Matteo completa: «che cosa dunque ne avremo?»). Su questa domanda dobbiamo meditare, perché spesso è la domanda che ci si agita dentro: A cosa serve la fede? A cosa serve pregare? A cosa serve andare a Messa? A cosa serve perdonare? A cosa serve volere bene a tutti? A cosa serve... «Cosa dunque ne avremo?». Cosa ci guadagniamo?

La domanda non è sciocca, né irriguardosa. Infatti Gesù la prende sul serio e dà la risposta: avrai cento volte tanto di quello che hai lasciato già ora in questo tempo - cioè adesso - e poi la vita eterna. La sua risposta per quanto riguarda "poi la vita eterna" può anche andar bene: si vedrà quando sarà l'ora, non ci soddisfa invece per il cento volte tanto in questo tempo... Chi lo vede questo cento volte tanto? Mah! Piuttosto capita il contrario: se provi a lasciare per «causa sua e per causa del vangelo» - per esempio rispettando i comandamenti di Dio come il giovane del Vangelo – ricevi di passare per fesso e di agevolare la strada ai furbi, ai prepotenti, agli approfittatori.

Eppure la parola di Gesù è chiara: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». Cosa fare? Quando non troviamo le risposte ai nostri interrogativi dentro di noi, dobbiamo cercarle nella sapienza che si ottiene pregando, quella che viene dall'alto, con la sua Parola che «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; che penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito... e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore». Questa sapienza ci aiuta a comprende che Gesù nel chiedere al giovane (e a noi): «vendi quello che hai» non intende invitarlo a vendere una parte, ma "tutto". Non gli propone un'opera buona, un gesto: "Va', dà qualcosa in beneficenza e poi vieni e seguimi, ma «vendi quello che hai». Cioè tutto. Non dice: "Aggiungi un Rosario, aggiungi una Messa, aggiungi un'elemosina... poi vieni e seguimi". Ma tutto.

Ma come si può lasciare tutto per darlo ai poveri? Se si facesse così, finiremmo tutti sotto i ponti. I cristiani di Gerusalemme fecero un tentativo in questo senso, ma sappiamo come andò a finire. La parola di Gesù è allora impossibile da accogliere e da praticare? Non può essere. La fede è difficile, però non impossibile e mai irragionevole. Infatti Gesù non chiese al giovane di finire a mendicare sulla strada, ma di impostare la sua vita diversamente. E Gesù non chiede a noi diventare clochard, ma la scelta di una vita generosa, altruista, costruttiva, condivisa. Gesù non mandava i Dodici a elemosinare davanti alle sinagoghe: aveva un gruppo bene organizzato di donne che «li servivano con i loro beni» (Lc 8, 1-3). Il ricco che investe i suoi soldi per creare lavoro, pur rimanendo ricco, ha accolto l'invito di Gesù. Avrà sicuramente il centuplo già ora. Forse non lo vede e non sa come, ma lo ha sicuramente. Il nullatenente che spreca i suoi spiccioli per cose futili, no.

E noi? Se non riusciamo a vedere il centuplo della nostra fede "in questo tempo", e ci sembra che la fede in Gesù ci tolga qualcosa, verifichiamo attentamente quanto in noi è rimasto di non venduto.


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