La formazione del lettore/2

Il ministero del lettore nella liturgia

L'esercizio di qualsiasi ministero nella liturgia non è mai da intendersi solamente come un fatto tecnico. Non implica solo una dimensione operativa e funzionale, ma suppone sempre la risposta libera e consapevole di chi si rende disponibile, oltre che a svolgere un certo servizio, anche a fare un'esperienza di fede.

La formazione spirituale. I ministeri si vivono nell'ottica di fede e l'accesso a essi suppone un'intensa vita di fede, un comprovato amore, la capacità di servizio alla comunità cristiana, la decisione di dedicarsi con assiduità ai compiti previsti, la competenza sufficiente per svolgerli e, insieme, la decisa volontà di vivere la spiritualità propria di questi ministeri (cf. i ministeri nella Chiesa, 10). I ministeri, infatti, non sono da considerarsi solo come prestazioni rituali, ma costituiscono un dono che lo Spirito Santo concede per il bene della Chiesa e comportano, per quanti li assumono, una grazia, non sacramentale, ma invocata e meritata dall'intercessione e dalla benedizione della Chiesa (cf. Evangelizzazione e ministeri, 62). Un ministero che non è costantemente alimentato da una vita di fede tende a ridursi pian piano a semplice prestazione rituale.

La formazione spirituale del lettore non dev'essere lasciata al gusto e all'inclinazione soggettiva delle persone. Chi esercita un ministero deve sforzarsi di avere una spiritualità ecclesiale, dev'essere aiutato e sostenuto nel suo cammino di fede, per evitare equivoci ed errori derivanti dal devozionismo e dallo spiritualismo. Per questo ha grande importanza la formazione personale, la partecipazione alla vita sacramentale e l'aggiornamento assiduo attraverso ritiri diocesani e parrocchiali, ecc.

La formazione biblica. Un altro aspetto che deve caratterizzare il progetto formativo di un lettore è quello biblico. Per svolgere bene il suo compito, egli deve avere una certa familiarità con il messaggio della Parola di Dio nel suo complesso e nelle sue articolazioni. Non si richiede un'assoluta padronanza dei testi biblici, ma almeno un grande amore alla Parola di Dio e, di conseguenza, la frequentazione assidua della Scrittura. Tutto ciò deve esprimersi attraverso lo studio e la meditazione personale della Parola di Dio, di modo che il suo cuore di discepolo sia costantemente proteso verso la Parola che egli proclama nella liturgia. Il lettore dev'essere un operatore della Parola di Dio, oltre che uno strumento della sua proclamazione nell'assemblea: «Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi» (Gc 1,22). La formazione biblica del lettore, oltre a esigere un rapporto personale intenso con la Parola di Dio, dev'essere finalizzata anche in senso ministeriale. Egli deve conoscere sempre meglio la Parola di Dio per poterla proclamare con maggiore efficacia: «la formazione biblica deve portare i lettori a saper inquadrare le letture nel loro contesto e a cogliere il centro dell'annunzio rivelato alla luce della fede» (OLM 55).

La formazione liturgica. Nella proclamazione della Parola di Dio, il lettore si pone al servizio di una struttura rituale ben precisa che egli deve conoscere e animare. La liturgia della Parola non è l'unico modo di proporre all'ascolto dei fedeli il fascino della Bibbia. Questa, infatti, può essere letta anche da soli o in gruppo, ma fuori della liturgia. La liturgia della Parola, però, è un'altra cosa. Perciò il lettore deve rispettare il più possibile il programma e la struttura rituale della liturgia della Parola, per consentire che questa emerga liberamente e interpelli l'assemblea determinando in essa, attraverso l'ascolto, una profonda fiducia in Dio che renda possibile l'accoglienza del suo messaggio e la conversione della vita. L'OLM è, al riguardo, quanto mai preciso ed esigente nell'indicare le mete di un cammino di formazione liturgica dei fedeli: «la formazione liturgica deve comunicare ai lettori una certa facilità nel percepire il senso e la struttura della liturgia della parola e le motivazioni del nesso fra la liturgia della parola e la liturgia eucaristica» (OLM 55). Perciò non ci si può improvvisare lettori e non si può chiedere al primo che capita di svolgere un simile servizio. Tanto meno è indicato ricorrere a bambini o a ragazzi, i quali difficilmente sono in condizione di svolgere un vero servizio della Parola, dignitoso ed efficace. La consapevolezza di dover essere strumenti dell'annuncio della Parola di Dio a un'assemblea riunita dovrebbe rendere i lettori e i principali operatori pastorali un po' più attenti all'importanza di una seria formazione liturgica di chi è chiamato a proclamare la Parola di Dio nell'ambito della liturgia.

L'arte di proclamare

catechisti parrocchiali assemblea liturgica blogLa formazione tecnica. Un altro importante aspetto del progetto formativo del lettore è quello riguardante le tecniche della comunicazione umana. La Parola di Dio che il lettore proclama, è un messaggio da comunicare a un gruppo di persone. Perché tale compito sia svolto in modo adeguato, bisogna riconoscere e rispettare le tecniche della comunicazione orale. La proclamazione della Parola di Dio si configura come una vera e propria arte, profondamente diversa dal l'oratoria e dalla declamazione teatrale. Anche se le tecniche fondamentali sono le stesse, l'espressione dev'essere diversa. Il lettore, infatti, non deve porre in evidenza se stesso, ma il testo biblico. Egli è solo uno strumento: non legge un testo qualsiasi ma proclama l'evento della salvezza.

La lettura in pubblico di un testo è il risultato di due operazioni molto semplici, che tutti sono in condizione di realizzare: leggere e parlare. Il carattere pubblico della lettura esige, però, che siano rispettate alcune leggi fondamentali: non si legge davanti agli altri come lo si fa per proprio conto quando si ha fra le mani un libro o un giornale; non si parla in pubblico come quando si conversa fra amici o ci si trova al bar. A queste osservazioni di carattere generale bisogna aggiungere il fatto che la lettura dei testi liturgici è una proclamazione. Questa, poi, avviene nel contesto di una celebrazione che ha un preciso carattere sacramentale e attualizzante, nonché in presenza di un'assemblea alquanto composita ed eterogenea. La proclamazione di un qualsiasi testo è, nella sua essenza, un'opera di mediazione.

 

test pddm vita in cristo ottobre 2015Brano tratto dall'articolo: La formazione del lettore (2)  di Emmanuela Viviano, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa, mensile di formazione liturgica e informazione, N. 2, febbraio 2017.
Per conoscere la rivista visita il sito pddm.it e clikka su: La Vita in Cristo e nella Chiesa.

 


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