La frusta di cordicelle di Gesù

III Domenica di Quaresima - Anno B - 2015

Questa terza domenica di Quaresima ci propone un aspetto di Gesù, che comunque vogliamo girarci intorno, disturba l'immagine sedimentata che abbiamo di lui. Sempre così buono, paziente e misericordioso, come mai questo improvviso momento di forte impazienza?

La liturgia ci aiuta a capire con la proposta dei dieci comandamenti, queste norme che tutti hanno sempre considerato leggi fondamentali del vivere, scritte non solo nel libri sacri delle religioni, a cominciare dalla Bibbia, ma nel cuore stesso degli uomini. Chi non sente nel profondo la giustezza e la sapienza di onorare i genitori, di non uccidere, di non commettere adulterio, di non rubare, di non mentire, di non desiderare quello che hanno gli altri? Eppure la storia e la cronaca altro non sono che il racconto delle loro continue e gravissime trasgressioni. Come mai?

La spiegazione sta nella illusione di volerle e poterle rispettare, prescindendo dalla prima: "Io sono il Signore tuo Dio", completata dalle altre due: "Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio", "Ricordati del giorno di sabato per santificarlo".

Dal quarto in giù, i comandamenti sono facili da capire razionalmente come norme necessarie per la tranquillità e serenità della vita di tutti, e quindi – parrebbe – ovvie da rispettare. Invece non è così, perché quel "di tutti" con molta facilità, quasi senza che ce ne accorgiamo, diventa "me solo". Così accade che tutti vorremmo che tutti gli altri rispettino le norme per fare stare tranquilli ... "me solo".

E' quello abbiamo sotto gli occhi. Non c'è giorno che giornali, telegiornali, talkshow non gridino contro la corruzione, la violenza, la disonestà, la menzogna... Ma non c'è giorno che non spuntino fuori altri episodi di corruzione , di violenza, di disonestà, di menzogna..., anche da coloro che erano in prima fila nel condannarli, come è accaduto in questi giorni in Sicilia.

Come mai? La risposta è lampante, eppure gli uomini si ostinano a non volerla vedere: senza il primo comandamento, senza accettare "il Signore nostro Dio", senza il padre, i fratelli diventano o estranei al nostro sentire, o ostacoli ai nostri desideri, o un pericolo per la nostra sicurezza. E le norme dal numero quattro in giù diventano come una costruzione senza il tetto: esposta a tutte le intemperie, cade a pezzi. Le norme da immutabili e intoccabili diventano opinabili e manovrabili a piacere.

Gesù nel tempio di Gerusalemme trova questa situazione, ma in versione ancora più scoraggiante e deteriorata, perché là dentro si finge di mettere Dio al vertice – il tempio è dedicato a lui per ricordare anche fisicamente che egli è l'unico -, ma in realtà lo si utilizza come mezzo per mettere gli interessi umani al suo posto: "trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete".

E' troppo, anche per la pazienza di Gesù, che per proclamare in maniera inequivoca e indelebile la sua disapprovazione, ricorre a un gesto alla maniera degli antichi profeti, molto più efficace delle parole.


Torniamo alla nostra Quaresima da vivere per rinfrescare e potenziare la nostra conversione. Il rischio di togliere il tetto alla nostra vita morale è insidioso anche per noi. Il virus del relativismo imperante (ognuno decide ciò che è bene e ciò che è male, perciò niente comandamenti) che emana da tutti i media e in tutte le salse, può contagiare i nostri pensieri e i nostri comportamenti, spingendoci a rispettare i comandamenti quando, come e soltanto se.

Verifichiamo con sincerità se Dio è veramente il Signore unico, scendendo nel concreto: quanta importanza e quanto spazio diamo alla preghiera, alla carità, ai sacramenti, alla Messa della domenica? E occhio a non cadere nella situazione del tempio di Gerusalemme, cioè di far finta di servire l'unico Signore, ma in realtà di tentare di servirci di lui; di non rispondere: "Eccomi!" alla sua voce, ma di pretendere che sia lui a dovere essere pronto ai nostri buoi, pecore, colombe e tavoli dei cambiamonete.


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