La Messa è sempre stupore e meraviglia

XVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B- 2015

La meraviglia suscitata nella folla dal discorso di Gesù sul pane della vita ci interroga fortemente: dov'è questo stupore nella nostra partecipazione alla Messa domenicale?

Gli organizzatori delle letture bibliche della liturgia domenicale hanno deciso di farci meditare in tutte le cinque domeniche di agosto, eccetto l'ultima, sul discorso del pane vivo (Gv 6,24-69), mettendo in difficoltà notevole sia i sacerdoti (rischio di ripetersi) che i fedeli (rischio del già sentito, almeno per quelli presenti in tutte le domeniche, eventualità assai rara in tempo di ferie). Per evitare questo rischio bifronte, ci serviremo del discorso di Gesù per approfondire e, forse per certi aspetti, riscoprire la Messa, a partire dal suo segno profetico: la moltiplicazione del pane e dei pesci, proclamata nell'ultima domenica di luglio (Gv 6,1-15).

Quando gli ebrei nel deserto videro "sulla superficie del deserto una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra", si domandarono l'un l'altro stupiti: "Che cos'è?". Meraviglia e stupore giustificatissimi! Senza la spiegazione di Mosè: "È il pane che il Signore vi ha dato in cibo", non avrebbero umanamente potuto immaginare che una cosa simile potesse accadere.

Quando Gesù dice alla folla: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!", la meraviglia e lo stupore sono talmente forti da diventare - come sappiamo - incredulità. Ci poteva essere una reazione diversa alle parole di un uomo – Gesù non aveva il volto circondato da raggi luminosi come nei quadri, ed era esattamente come loro – che pronunciava parole così incredibili? No. Infatti, dal momento che Gesù insiste senza dare spiegazioni, tutti, a poco a poco, se ne vanno.

Ma veniamo a noi

Qual è il nostro atteggiamento di fronte alla Messa, cioè alla realizzazione di queste parole? Ci meravigliamo e ci stupiamo per questo evento umanamente incredibile? Dovrebbe essere necessariamente e doverosamente così, ma, se dalla teoria passiamo alla pratica, è forte il sospetto che meraviglia e stupore spesso scompaiano.

La meraviglia e lo stupore di fronte a un evento così incredibile, come poter mangiare veramente il pane dal cielo, non vanno d'accordo, infatti, con la normalità, la superficialità, spesso anche la banalità delle nostre celebrazioni. Che meraviglia e stupore ci sono quando si arriva in ritardo, con un vestito non adeguato, masticando la gomma americana, senza avere l'avvertenza di spegnere il cellulare? Quando ci si sistema in fondo nonostante gli inviti a venire vicino all'altare; quando ci si rifiuta di cantare coralmente, e di rispondere in maniera convinta? Quando ci si alza o ci si siede seguendo ciò che fanno gli altri, senza preoccuparsi di capire il significato dei segni? Quando ci si accosta alla comunione senza verificare seriamente se ci siamo comportati come i pagani con i loro vani pensieri, oppure abbiamo imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli abbiamo dato ascolto, se abbiamo abbandonato l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, e ci siamo rinnovati nello spirito, rivestendo l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità? Che meraviglia e stupore ci sono quando si esce in fretta, prendendo la benedizione sulle spalle. Che meraviglia e stupore ci sono quando qualsiasi motivo umano, a volte anche il più banale, è sufficiente per rinunciare alla Messa?

E, soprattutto, che meraviglia e stupore ci sono, quando la partecipazione alla Messa non lascia nessun segno di disponibilità a spendere nella vita concreta l'energia del pane della vita, che con la Messa Gesù risorto ci dona?

A volte, più che gli Ebrei che si meravigliano della manna che trovano davanti alle tende, sembriamo gli Ebrei che si lamentano perché si sono stancati di mangiarla: "I nostri occhi non vedono altro che questa manna" (Nm 11,6).

Meditiamo!


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