La moltitudine immensa che ci dà coraggio

Solennità di tutti i Santi - Anno C - 2016

La solennità di tutti i Santi ci invita ad aprire bene gli occhi del cuore, per volgere lo sguardo non solo ai testimoni del vangelo scritti nel calendario, ma anche alla moltituine di persone che ci vivono accanto con fede e amore.

I tempi sono difficili. Come sempre. Mai pensare che i tempi passati siano stati migliori. Ce lo sconsiglia la Bibbia: «Non dire: "Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?", perché una domanda simile non è ispirata a saggezza» (Qo 7,10), e ce lo raccomanda Sant'Agostino: "Troverai degli uomini che si lamentano dei loro tempi, convinti che solo i tempi passati siano stati belli. Ma si può essere sicuri che se costoro potessero riportarsi all'epoca degli antenati, non mancherebbero di lamentarsi ugualmente".

Oggi, però, abbiamo davvero un motivo in più per rafforzare la resistenza alla nostalgia e al pessimismo: i media. Attraverso di essi ci arrivano notizie e immagini da ogni parte del pianeta. Il che sarebbe un bene, se i media non mettessero in prima pagina soltanto "le opere della carne" (Gal 5,19-21), con il risultato di spingerci a pensare che il male sia vincente su tutti i fronti, e che nessuno salga più verso il monte del Signore, perché non c'è più chi "ha mani innocenti e cuore puro", e che "non si rivolge agli idoli".

La festa di tutti i Santi ci esorta a non dubitare delle parole di Gesù: "Io ho vinto il mondo" (Gv 16.33), il che renderebbe impaurita e timida la nostra fede. Non è come sembra! Dietro alle notizie di guerra, di terrorismo, di violenze, di ingiustizie, di corruzione, c'è una "moltitudine immensa" che nessuno può contare "di ogni nazione, tribù, popolo e lingua", che "in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello" grida a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello".

Gesù ha vinto il mondo. Dobbiamo esserne certi. E non l'ho ha vinto una volta: lo vince anche oggi, come domani, come sempre. Il libro dell'Apocalisse non parla di cose che ci stanno alle spalle, ma di quelle che ci accompagnano e ci stanno davanti. Non le scorgiamo facilmente, perché i nostri occhi sono velati. Ma ci sono. Questa moltitudine immensa non è composta soltanto dai santi del passato, quelli conosciuti e venerati e quelli che non hanno trovato posto nel calendario, viene rifornita continuamente da tutti coloro che, consapevoli di essere figli di Dio fin da ora, continuano a salire verso il monte del Signore, con mani innocenti e cuore puro, senza rivolgersi agli idoli, per entrare a far parte della moltitudine immensa, dove l'essere figli di Dio si manifesterà in tutta la sua pienezza.

La strada del monte del Signore che conduce alla moltitudine immensa è segnata da quella che viene giustamente definita la magna charta del vangelo: le beatitudini, che opportunamente oggi la liturgia ci ripropone. Se guardiamo queste indicazioni di Gesù come stati di vita acquisita, ci preoccupano e ci intimidiscono, perché ci appaiono al di fuori della nostra portata. Ma se le consideriamo piste per il monte del Signore – come in realtà sono – possiamo constatare che esse sono state percorse da tante persone che ci hanno camminano e vissuto vicino. Chi di noi in questa moltitudine immensa, non annovera genitori, nonni, amici, colleghi generosi, forti nelle difficoltà e nelle sofferenze, miti, giusti e amanti della giustizia non soltanto per sé ma per tutti, misericordiosi, leali e trasparenti, sempre impegnati a creare pace e dialogo?

Apriamo bene gli occhi!

Uomini e donne così non solo ci hanno vissuto vicino: ci vivono vicino. Allora, con il sostegno e la protezione di questa "moltitudine immensa" - dei santi scritti nel calendario e di quelli presenti nella nostra memoria e nel nostro affetto - camminiamo verso il monte del Signore, per arrivare anche noi a gridare a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello", grati che questa salvezza sia stata donata anche a noi.


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