La nostra giornata come quella di Gesù

V Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2021

La porta della nostra vita dà sul mondo. È un'illusione pensare di tenerla chiusa.

L'evangelista Marco ci descrive una giornata di Gesù, non per soddisfare la nostra curiosità, ma come una proposta di vita. Per accoglierla come tale sono necessarie alcune attenzioni. È sabato e a noi viene spontaneo paragonarlo alla nostra domenica. Non è proprio così. Per noi la domenica è il giorno della festa per il Signore risorto. Il sabato per gli ebrei era il giorno della riconferma dell'alleanza con Dio, attraverso la lettura dei libri sacri: l'unico lavoro permesso.
Gesù guarisce la suocera di Pietro e lei si mette a servirli. Noi le avremmo detto: "Tranquilla, riposati. Ce la caviamo da soli!". La nostra ospitalità non è più come quella degli ebrei e degli antichi in generale. Chissà quanto aveva lavorato per preparare quel pranzo per quel maestro che gli sta portando via il genero. Invece, a letto con la febbre. Gesù la mette in condizione di esercitare l'ospitalità.

La nostra giornata può essere come quella di Gesù? Sembrerebbe di no. Come potremmo passare la mattinata nella sinagoga (in chiesa), per ascoltare e commentare il Vangelo, e rimanere tutto il giorno a pregare?". Se per pregare si intende recitare preghiere e partecipare a riti e celebrazioni, no; ma se pregare è riferire la propria vita al Signore, confrontandola con la sua parola, ringraziando, lodando, chiedendo perdono, protestando... allora sì. Questo è esattamente quello che il Signore chiede: «Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1).

Della suocera che liberata dalla febbre "li serviva", abbiamo già detto. Non dobbiamo, però, sorvolare sulle modalità del miracolo: «la fece alzare prendendola per mano». Gesù prende per mano coloro che hanno bisogno di essere tirati su dalla difficoltà. È un gesto che compie molte volte ed è bellissimo, perché carico di umanità e tenerezza. Quante occasioni di prendere per mano chi ci sta vicino o ci passa accanto ci offre la giornata? C'è sempre qualcuno o qualcuna che ha "la febbre", e che ha bisogno di un gesto che ridia forza, coraggio, serenità.

Ed eccoci al momento più alto della giornata di Gesù: «Tutta la città era riunita davanti alla porta». Non potevano svegliarsi prima? No, perché il riposo sabbatico finiva al tramonto del sole. Egli «guarì molti che erano affetti da varie malattie», rifiutando la propaganda dei "demòni", che avrebbe falsato completamente il suo operato e il suo messaggio. Tutta le città riunita davanti alla porta... È così anche per noi. Anzi, davanti alla nostra porta oggi c'è visivamente il mondo con le sue ferite, le sue sconfitte, le sue miserie, le sue conquiste, le sue "febbri". Noi usciamo per guarire?

La giornata di Gesù è davvero il modello della nostra giornata. Di ogni nostra giornata. Della nostra vita. Che, se non vuole essere un "soffio" che si spegne "senza un filo di speranza", ma un respiro verso l'eternità, deve scorrere "pregando", attenta a prendere per mano chi "sta a letto con la febbre", consapevole che "tutta la città" è davanti alla porta, e aspetta risposte.

Poi c'è «il mattino presto». Il comportamento di Gesù è stata molto apprezzato dalla gente che già lo aspetta, e anche dai quattro discepoli che lo vanno a cercare: «Tutti ti cercano!»; dài, bisogna battere il ferro finché è caldo. Forse anche Gesù aveva pensato di rimanere lì dove era stato accolto così bene, ma nel colloquio con il Padre aveva deciso diversamente: «Andiamocene altrove, perché io predichi anche là».
Ogni "mattino presto", comunque il giorno precedente sia andato, va messo alle spalle per andare "altrove", per il nuovo giorno, riprendendo le coordinate nel dialogo con il Padre.


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