La Parola come fuoco che divampa

Il ministero del lettore nella liturgia

Per iniziare a parlare del ministero del lettore nella liturgia vogliamo riferirci alla passione manifestata da Marcellina, sorella di Ambrogio, nel suo Epistolario proprio circa la proclamazione della Parola di Dio nella liturgia.

La lettera, indirizzata a Torquato, un lettore della Chiesa milanese, orienta, a nostro avviso, verso riflessioni decisamente attuali ancora oggi per noi e per la nostra liturgia. Marcellina si rivolge a Torquato prendendo in esame proprio le modalità del leggere in chiesa, i difetti e le virtù di coloro che proclamano la Parola di Dio ai fedeli in assemblea. Per Marcellina il lettore dev'essere in grado di suscitare l'attenzione partecipe dei fedeli (actuosa participatio) e, pur di raggiungere questo obiettivo, non deve tralasciare alcun espediente. Anzi, va a cercare paragoni proprio in quelle attività, tipo l'avvocato o l'attore, che nulla lasciano all'improvvisazione pur di riuscire a riscuotere non solo l'attenzione, ma la partecipata commozione dei presenti:

«Quando un avvocato pronuncia la sua arringa in tribunale, si prende cura di tutto quanto può servire a convincere il giudice: il tono della voce, i gesti, l'espressione del viso, il rigore dell'argomentazione, la pertinenza degli esempi. Può raggiungere una tale efficacia che gli ascoltatori sono indotti al riso, al pianto, allo sdegno, alla compassione. Quando un bravo attore recita la sua parte in teatro, la sua voce cura l'effetto delle parole che dice e gli spettatori sono come catturati dalla vicenda raccontata tanto da provare i sentimenti dei protagonisti».

Marcellina confida anche che suo fratello Ambrogio non trascurava per nulla questo aspetto della predicazione della Parola di Dio, anzi si ingegnava per rendere il più gradevole possibile l'ascolto dei fedeli: «Il mio santo fratello Ambrogio, di venerata memoria, curava in ogni modo la proclamazione pubblica della Scrittura e la predicazione». Per dare maggiore spessore al sistema adottato dal fratello, Marcellina introduce tra le righe un'ulteriore personale confidenza che riguarda Agostino e i suoi rapporti con Ambrogio: «Non furono pochi coloro che, come il santo vescovo Agostino, proprio attraverso la predicazione di Ambrogio ricevettero incoraggiamento alla conversione». A fronte di tanta premura fraterna, che così tanto bene riuscì a compiere, Marcellina contrappone i suoi tempi miserevoli e lamenta il disagio che serpeggia fra i fedeli:

«Al contrario quando leggono alcuni lettori poco preparati sembra che la Parola delle Scritture sia ridotta a un mormorio confuso e noioso: l'assemblea ascolta rassegnata e inerte, qualcuno chiacchiera, qualcuno s'appisola, molti seguono i loro pensieri. Non sempre e non tutto si deve attribuire alla cattiva volontà e superficialità dei fedeli». Marcellina è convinta che nelle Sacre Scritture «la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12) e sottolinea che il Verbo di Dio si presenta come un cavaliere vittorioso citando Ap 19,15: «Dalla bocca gli esce una spada affilata, per colpire con essa le nazioni».

Proclamazione come servizio

Per Marcellina la Parola di Dio è: «come un fuoco che divampa, come un attraente legame d'amore, come una sorgente d'acqua purissima e fresca. Ma talora la proclamazione ell'assemblea è così scialba e incomprensibile che il fuoco sembra trasformarsi in un fumo fastidioso» (...)

liturgia vcc pMarcellina non si stanca di sottolineare che il ministero del lettore è troppo importante per consentire che sia trascurato (formazione teologica, spirituale, biblica, liturgica, tecnica). Anzi, richiama alla necessità di cercare di avere almeno quel minimo di attenzioni che vengono insegnate nelle scuole dove si prepara chi deve dare notizie parlando in pubblico. Non manca poi di lamentare che non dovrebbe succedere che una prestazione cominciata come un servizio (ministero/diaconia) si trasformi in un privilegio dal quale sia arduo staccarsi (il monopolio della Parola di Dio), dato che il bene della comunità deve prevalere sul protagonismo e l'amor proprio del servitore. La carità del servizio dev'essere lo spirito del lettore: su questo punto Marcellina è chiara e non manca di ricordare una serie di problemi che esistono per chi ascolta e che possono essere superati solo con amorevolezza di comprensione dei bisogni altrui: «Infatti il passar degli anni può rendere più roca la voce, più confusa l'articolazione delle parole e noi, povere donne attempate e devote, fatte un po' dure d'orecchio, talora non riusciamo quasi neppure a sentire che venga letto qualche cosa. Eppure dire a qualcuno di non leggere più sembra quasi un affronto e un'offesa».

La lettera si conclude con un'amorevole esortazione finale a Torquato, dove affiora tutta la profonda umanità della santa verso sé e gli altri: «Ti ho scritto con un po' di sfacciataggine, perché so che ti sta veramente a cuore d'essere un buon servitore della tua comunità e già ti sono grata perché so che farai tesoro delle mie parole per aiutare noi tutte che desideriamo ascoltare la Parola di Dio, intenderla meglio e lasciarcene più profondamente toccare» (Le citazioni della lettera a Torquato sono tratte dall': «L'Epistolario di Marcellina», nel sito web dell'Associazione Storico-Culturale S. Agostino).

test pddm vita in cristo ottobre 2015Brano tratto dall'articolo: La Parola di Dio è come fuoco che divampa, di Emmanuela Viviano, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa, mensile di formazione liturgica e informazione, N. 8, ottobre 2015.
Per conoscere la rivista visita il sito pddm.it e clikka su: La Vita in Cristo e nella Chiesa.

 

 


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