La paziente forza del bene

XVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

La zizzania nel campo della vita non deve spaventare ma impegnare.

Immaginiamo di trovarci con i servi sul bordo del campo di grano, infestato dalla zizzania, che uno sconosciuto e notturno nemico ha seminato in mezzo al grano. Davanti a questo triste spettacolo, la nostra reazione sarebbe quella dei servi: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Vuoi che andiamo a raccoglierla?»; oppure quella del padrone: «No, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano».
Non: “saremmo”, ma “siamo” dalla parte dei servi, perché di fronte al campo della vita, ci comportiamo esattamente come loro: “Perché, o Dio, non punisci i delinquenti? Perché non fai piazza pulita di spacciatori, di profittatori, di usurai, di guerrafondai, di… tutti coloro che si comportano male, rattristando la nostra vita, togliendoci tranquillità e sicurezza, e incutendoci la paura che possano prevalere suoi buoni (cioè noi!)? Estirpala, tu che puoi farlo. Liberacene!”.

La buona speranza

Dio può risponderci soltanto come il signore della parabola, perché è lui il padrone paziente del campo. Di lui scrive la Sapienza (prima lettura): Egli è paziente e indulgente con tutti. Non teme la zizzania, e non la esclude dalla sua misericordia: padrone della forza, egli giudica con mitezza e ci governa con molta indulgenza. È così che insegna al suo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e ha dato ai suoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, possano ricevere il pentimento. Non seguiamo, perciò, i servi ma il padrone del campo. Anche quelli della zizzania sono suoi figli ed egli, giudicando con mitezza e indulgenza, ci insegna che, se vogliamo essere giusti dobbiamo amare gli uomini, condividendo con lui la “buona speranza” che a tutti possano essere concessi il pentimento e il perdono.

Fuoco e granaio

Il pentimento e il perdono a tutti? E la differenza tra il bene e il male? Allora è giusto seguire la mentalità corrente, sempre più invasiva e pervasiva, per la quale tra bene e male non c’è differenza, perché il bene o il male è ciò che diverte o annoia; che dà emozioni o lascia indifferenti; che fa essere vincenti o perdenti. Non è così! La misericordia di Dio non annulla la differenza tra il grano e la zizzania: infinitamente buono, egli è minimamente “buonista”. Concede il perdono se la zizzania rinuncia a essere erbaccia infestante, altrimenti: «Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio». Accogliamo, quindi, la logica di Dio. Essa però esige che dobbiamo fare la nostra parte affinché si realizzi.

La strategia del seme e del lievito

Se dal campo di grano della parabola passiamo al campo della vita, cioè quello che vediamo dentro di noi, intorno a noi, sia per esperienza personale, sia per il panorama che i media ci pongono davanti agli occhi, la parabola del Vangelo diventa la descrizione e l’immagine della nostra realtà: grano e zizzania. Che fare? Non possiamo rimanere indifferenti, accontentandoci di recriminare sulla cattiveria dei tempi, né chiedere al padrone della vigna di fare subito la pulizia del campo. Anche perché chi ci assicura che noi siamo davvero quelli del grano buono e non erbaccia?
Ciò che dobbiamo fare è contribuire ad allargare gli spazi di terreno al grano buono, sottraendolo il più possibile alla zizzania, con la strategia che Gesù ci ha indicato con le due brevi parabole che seguono quella del grano e della zizzania: il granello di senape e il lievito. Il granello di senape è il regno dei cieli che diventa albero tanto più grande quanto più ne seminiamo nel nostro campo: la vita. Il regno dei cieli è il lievito, magari un pizzico, che mescoliamo nella nostra farina: la vita. È la logica che Dio usa e che fa di tutto per far diventare nostra: il piccolo vince sul grande, il povero sul ricco, l’umile sul potente. Quanto è vera! Ma anche quanto è difficile! Con il notturno nemico che non smette mai di infestare con il contrario…


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