La piccolezza che rende grandi

XXXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2016

In questa XXXI domenica del tempo ordinario spicca l'incontro tra Gesù e Zaccheo, il ricco esattore delle tasse, che accoglie nella sua casa e nella sua vita la novità del Vangelo.

Zaccheo è ricco e potente. Ha un sicuro posto statale, ed è anche capo dell'ufficio esattoriale. Perché, allora, questo desiderio di vedere Gesù? Sicuramente aveva sentito parlare di lui, più volte passato per Gerico, e figuriamoci se, tra le persone che aveva sempre davanti al banco, non aveva raccolto informazioni sulle dure reprimende contro i ricchi. Non sarebbe stato più opportuno girare alla larga? Che sia stata la curiosità di scoprire perché mai un suo collega di Cafarnao, Matteo, avesse lasciato il posto e si fosse messo al seguito di Gesù?

Perché, allora, desiderare di vederlo? L'evangelista non ce lo rivela. Precisa, però, che era "piccolo di statura". Chissà se questo limite fisico, che probabilmente leggeva come insulto ("Brutto nano!) negli occhi di coloro, che tutti più alti di lui, dall'alto del suo banco faceva sentire piccoli, costringendoli a umiliarsi per elemosinare qualche sconto? Oppure chissà se aveva capito che tutta la ricchezza che accumulava, invece di procurargli rispetto e stima, non faceva che aumentare coloro che silenziosamente, ma odiosamente lo guardavano dall'alto in basso? Non lo sappiamo. Sappiamo, però, che il desiderio di vedere questo Gesù che invitava a farsi gli amici con la ricchezza disonesta (Lc 16.9) è irrefrenabile, se lo spinge a salire su un sicomoro, in una posizione ridicola per un pezzo grosso come lui, e anche rischiosa: confusi nell'anonimato della folla, tanti avrebbero potuto sfogare la rabbia e il disprezzo, che singolarmente, nel suo ufficio, erano costretti a trattenere.

Ed ecco Gesù fermarsi proprio sotto di lui. Preoccupato e impaurito, si dà dello stupido: "Quando mai è mi venuta questa pazza idea? Adesso senti quante me ne dice tra l'esultanza della folla!". Invece, giù tra i rami e le foglie vede un volto amico che: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Il resto lo conosciamo.

Cosa sarà accaduto dentro di lui per provocargli un capovolgimento totale della vita?
Credo che la risposta stia in quel "pieno di gioia", uno stato d'animo che non aveva mai provato né di fronte al forziere stracolmo di monete, né, tanto meno, davanti agli sguardi rancorosi dei suoi tartassati. Il volto di Gesù che lo cerca tra i rami per dichiararsi un amico, desideroso di essere invitato a pranzo, gli fa scoprire che essere "capo dei pubblicani e ricco" lo lascerebbe nella tristezza di essere piccolo dentro e fuori, invece sentirsi amato lo fa sentire grande, nonostante la statura, e bisognoso di amare. Infatti: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Zaccheo è un messaggio per noi. Lo sguardo amico di Gesù verso il "piccolo di statura" è lo sguardo di Dio verso di noi, quando ci riconosciamo piccoli davanti a lui "come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra", certi che lui ha compassione di tutti, perché tutto può, chiude gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Egli infatti ama tutte le cose che esistono e non prova disgusto per nessuna delle cose che ha creato.

Se ci sentiamo piccoli di statura e abbiamo cercato di diventare grandi inseguendo l'essere "capo dei pubblicani" e "ricchi", usciamo da questa prigione per aspettare il Signore che passa. Accogliamo il suo invito di accoglierlo a casa nostra. Faremo il "pieno di gioia", e decideremo anche di dividere con i poveri quello che abbiamo, e di restituire quello che abbiamo tolto: i doni che il Signore ci ha donato, che, trattenuti egoisticamente per noi, abbiamo rubato agli altri.


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