La preghiera non è un gettone, ma una professione di fede

XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2019

Il Signore ci invita a bussare alla sua porta, ma a noi sembra che rimanga sempre chiusa.

La parola di Dio di questa domenica è particolare, addirittura curiosa. Vediamo perché.
Nel brano della Genesi, il Signore si presta alla contrattazione di Abramo che, come stesse al mercato, cerca di ottenere sconti per un perdono sempre più generoso. E li ottiene. Il racconto dà la sensazione che il Signore prenda gusto al gioco, perché Abramo gli sta chiedendo ciò egli desidera gli venga chiesto: essere invocato per esaudire la richiesta. Come dire: "Chiedete e io ve lo concederò!".

Nel vangelo questo desiderio è confermato da Gesù che, dopo aver dato una testimonianza della sua preghiera personale al Padre (succedeva spesso: Mt 14,23; Mt 26,36; Lc 5,16; Lc 9,18; Lc 9,28), dopo aver consegnato il Padre Nostro, rivolge un forte invito a pregare, nella certezza di essere esauditi: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto».
Il messaggio è chiaro: il Signore ci invita a pregare il Padre nella certezza di essere esauditi.

Il messaggio è chiaro, ma ci lascia dubbiosi: davvero il Signore esaudisce le nostre preghiere? Ho pregato tanto, ma non è successo niente. Ho chiesto la guarigione di mia madre: è morta; ho implorato che mio figlio non prendesse una brutta strada: l'ha presa; ho chiesto accoratamente un po' di salute, invece sono pieno di acciacchi. Del resto, tutti i giorni preghiamo per la pace nel mondo, per gli affamati, per la violenza... e tutto continua come prima. Come è accaduto a Gesù. Ha pregato per non finire in croce: c'è finito. Allora?

Non potendo affermare che il Signore ci inganna, né ignorare i nostri dubbi, dobbiamo cercare la spiegazione nel significato della preghiera. Essa per noi è cercare di piegare Dio alla nostra volontà: "Signore, donaci quello che ti chiediamo!"; "Aiutaci a realizzare quello che abbiamo deciso". Per noi la preghiera è un "gettone": lo inserisci e la macchinetta ti consegna il dovuto.
Per il Signore, invece, la preghiera è l'esatto contrario: è chiedere la capacità di vedere le cose come egli le vede, e ottenere la forza di viverle secondo la sua volontà. Facciamo attenzione a ciò che promette Gesù: «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Non dice: vi darà quello che chiedete, ma lo Spirito Santo.

"Benissimo lo Spirito Santo, ma la salute, il lavoro, il successo, il bene dei figli... che abbiamo chiesto?".
Lo Spirito Santo è colui che ci dà la capacità di vivere i beni richiesti non secondo i nostri progetti e i nostri desideri, ma secondo la volontà del "Padre nostro del cielo". È ciò che ha ottenuto Gesù nell'orto degli Ulivi. Certo! Sarebbe meglio un Dio macchinetta sgancia grazie. Ma non c'è.

Un'altra domanda: perché il Signore ci invita a pregare, dal momento che sa già quello di cui abbiamo bisogno, e conosce quello che è il nostro vero bene?
Nel rivolgerci a lui come bambini piccoli ai genitori, con insistenza, senza stancarci, riconosciamo di essere suoi figli, lo accettiamo, ne approfondiamo il significato, ci affidiamo a lui, ci fidiamo di lui, sicuri che, anche quando dovesse sembrare il contrario, non ci darà mai una serpe al posto del pesce, o uno scorpione al posto di un uovo.

La preghiera non è un gettone, ma un atto di fede. Dio non è una macchinetta, ma un padre - il Padre - che vuole avere con i figli un rapporto di fiducia e di amore, come con il Figlio, Gesù.
Infatti, è pregando insieme al Figlio che si realizza in pienezza il "chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto". Garantisce Gesù: «Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà».


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