La quotidiana scelta tra due re

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo - Solennità - Anno B - 2018

Il nostro Re non chiede inchini ma il coraggio di seguirlo nel suo potere "non di questo mondo".

La scena è straordinaria, memorabile. Evitiamo il rischio di renderla sbiadita e inefficace, dandola per scontata, per risaputa. Richiamiamola brevemente. Nel pretorio del governatore romano sono a confronto due re: Pilato e Gesù.
Uno è re "di questo mondo": Pilato. Cioè Roma. Potente per la forza dei suoi eserciti; orgogliosa per le sue leggi, per i suoi monumenti; per le sue strade e i suoi presidi militari; pronta a intervenire con punizioni tremende con chi osa rifiutare di piegarsi.

L'altro è re "non di questo mondo": Gesù. Afferma di essere re, ma non ha prove per dimostrarlo. A Pietro ha detto che gli basterebbe una preghiera al Padre per avere a disposizione più di dodici legioni di angeli (Mt 26,53), e ha Pilato dice: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto», ma sta davanti a lui incatenato, solo, senza sudditi, indifeso, disarmato, con una folla inferocita che gli urla contro e lo vuole morto.

Due re in un confronto umanamente improponibile. Infatti Pilato non lo prende sul serio, altrimenti alla risposta affermativa alla domanda: «Dunque tu sei re?», avrebbe dovuto mandarlo immediatamente a morte. Così faceva Roma appena sospettava che qualcuno osasse sfidare la sua potenza, o semplicemente avesse il sospetto che potesse pensare di sfidarla. Invece Pilato, come se avesse avvertito qualcosa di misterioso in quell'uomo che continuava ad affermare di essere re, nonostante la sua condizione dicesse il contrario, in qualche modo lo accetta come alternativo al suo potere, e propone alla folla di scegliere tra "il loro re" e Roma.

Sappiamo come il confronto andò a finire. La folla scelse il potere reale, quello che si vede, che si sente, che domina. Però sappiamo anche che l'altro re non era un illuso, ma che era davvero re, e che da qual giorno il confronto tra il potere di questo mondo e quello non di questo mondo non si sarebbe più fermato, con risultati diversi a seconda della scelta per l'uno o per l'altro di singole persone e di comunità. Oggi questo confronto continua come sempre, e in ogni luogo e situazione non si può fare a meno di decidersi o per il re che si fa servire (Pilato) o per quello che serve (Gesù).

La solennità di Cristo Re, alla fine dell'anno liturgico, ci invita rivivere la scena nel pretorio del procuratore romano per verificare se alla proclamazione di Pilato: «Ecco il vostro re», stiamo con la folla che grida: «Via! Via! Crocifiggilo!» ((Gv 19,14), oppure nonostante la sua posizione di perdente abbiamo il coraggio di accoglierlo come tale.

Certamente non pensiamo assolutamente di essere tra la folla che grida: «Via! Via! Crocifiggilo!», ma se esaminiamo con umile sincerità la nostra vita, e consideriamo come la voglia di essere serviti, di predominare sugli altri si insinua dappertutto, non possiamo non riconoscere quanta strada c'è ancora da percorrere per far sì che il Cristo Re, povero e disarmato, trovi più ascolto in noi, e attraverso di noi almeno un po' di più nelle strutture civili e persino in quelle religiose. Ci aiuta a capire questa situazione l'opposizione sorda e a volte rabbiosa contro gli inviti di papa Francesco al servizio e all'accoglienza dei poveri e dei deboli. Nella Giornata Mondiale dei Poveri il papa ha detto: «Davanti alla dignità umana calpestata spesso si rimane a braccia conserte. Ma il cristiano non può stare a braccia conserte, indifferente. Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui. Presso Dio il grido dei poveri trova ascolto, ma in noi? Cristo stesso, ci chiede di riconoscerlo in chi ha fame e sete, è forestiero e spogliato di dignità, malato e carcerato. C'è grande bisogno di gente che sappia consolare, ma non con parole vuote, bensì con parole di vita». Parole come queste non raccolgono applausi, ma malumori diffusi, anche tra i cristiani.

"Ma in noi?", ci interroga il papa.
Noi ci prepariamo a iniziare un nuovo Avvento per avvicinarci un po' di più al Re non di questo mondo.


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