La ricarica della fede vissuta

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - Solennità - Anno C

Sottrarre la Messa all’usura dell’abitudine.

Il Corpus Domini, una delle feste più care al popolo cristiano, oltre a essere l’occasione per riconfermare la fede nella presenza reale di Gesù nell’Eucarestia, offre anche l’opportunità di meditare brevemente su ciò che è la Santa Messa. “Serve parlare della Messa, di qualcosa che per tanti è una pratica domenicale da quando si era bambini?”. Proprio per questo non è soltanto è utile, ma necessario. Sappiamo bene, infatti, che tutto ciò che si ripete nel tempo è soggetto all’usura dell’abitudine che toglie senso e vivacità a ciò che si sta facendo. Gli argomenti sarebbero tantissimi, fermiamoci su quelli meno conosciuti.

Melchisedek chi è?

Nel Salmo abbiamo pregato: «Il Signore ha giurato e non si pente: “Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek”». Chi era costui? Lo si sente nominare, praticamente, nella festa del Corpus Domini e in poche altre occasioni. Eppure è un personaggio importantissimo, perché la Lettera agli Ebrei, seguita dai Padri della Chiesa e dai teologi, identifica Gesù nelle parole del Salmo 109: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». Sembrerebbe che non ce ne debba importare di meno. Non è così. Melchìsedek, misterioso “re-sacerdote” che sbuca dal nulla e scompare nel nulla dopo aver offerto ad Abramo, in viaggio verso la terra promessa, pane e vino, non è ebreo, quindi non avrebbe potuto essere sacerdote in Israele, dove il sacerdozio era riservato alla tribù di Levi. Così Gesù. Non appartenendo alla tribù di Levi, non poteva essere sacerdote in Israele, ma come preannunciato profeticamente dal nostro personaggio, è sacerdote, vero e unico, del Dio altissimo al quale offre sé stesso per ricostruire l’alleanza con le creature: «Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,6-7).

Come Melchisedek, come Gesù

Tutti noi inseriti in Cristo con il Battesimo siamo diventati sacerdoti con lui al modo di Melchisedek, al modo di Gesù, per una libera scelta che, se è stata fatta inconsapevolmente da bambini, deve diventare nel tempo pienamente consapevole.
Questa considerazione, può sembrare di scarso interesse pratico. Invece è fondamentale per vivere la Messa “da sacerdoti in Cristo”. Di questa verità ci siamo praticamente dimenticati, come manifesta il linguaggio usuale: “Sono stato a Messa”; “Ho preso la Messa”; “Ho assistito alla Messa” … Dovremo sempre adoperare il verbo celebrare perché alla Messa non si sta, non si assiste, e non la si prende, ma si celebra in quanto tutti sacerdoti al modo di Gesù.

“Ma il celebrante non è il prete?”

Il sacerdote che ha ricevuto il sacramento dell’Ordine Sacro, presiede la celebrazione con un suo ruolo specifico e unico, che però non avrebbe potuto ottenere senza prima essere diventato con il Battesimo sacerdote al modo di Melchìsedek, cioè di Gesù. Dobbiamo uscire dall’abitudine, come da dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II si sta cercando di fare. Rispetto al tempo in cui la Messa la diceva il prete, in latino, di schiena verso i fedeli che pregavano il Rosario, di cambiamenti ce ne sono stati tanti. Non dobbiamo fermarci, senza dimenticare cosa è la Messa che celebriamo.

La Messa è la ricarica

Il passo più importante da fare è non dimenticare mai che la Messa è la ricarica di fede, speranza, carità, cioè del nostro essere cristiani. La liturgia ci ha fatto ascoltare il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, perché è l’immagine della Messa. Essa infatti ci riporta continuamente dal «congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo» (cioè si arrangino da soli!); al «voi stessi date loro da mangiare» (cioè tocca a noi!), trasformando i nostri miseri cinque pani e due pesci in abbondanza, e con dodici ceste di avanzi.


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