La Santa Messa è il pane del cielo?

XVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2021

Le difficoltà causate della pandemia alla pratica religiosa devono impegnarci in una verifica.

In queste Sante Messe delle domeniche centrali dell'estate la parola di Dio ci invita a meditare il lungo dialogo tra Gesù e la folla che, entusiasmata dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci, lo raggiunge a Cafarnao. «Rabbì, quando sei venuto qua?» gli chiedono. Sanno benissimo quando e come è venuto là, ma la domanda banale serve per aprire un dialogo che tende a verificare se ci sia ancora la possibilità di mangiare gratis. Infatti Gesù mette subito le cose in chiaro: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». Quindi cerca di portare il loro interesse su altri livelli: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà», stimolandoli e provocandoli con un'interpretazione sorprendente di un evento memorabile della loro storia, cioè la manna caduta dal cielo nei giorni del deserto: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Gli interlocutori capiscono che non dà le risposte che essi cercano e reagiscono con ironia: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù a sua volta li spiazza, spostando ancora più in alto l'asticella: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Il dialogo va avanti con risposte diverse da quelle che le domande si aspettano, andando a finire come sappiamo: se ne andarono tutti, persino molti dei discepoli. Rimasero soltanto i Dodici, incoraggiati dalla capacità di affidarsi di Pietro.

Teste dure?

Come giudicare quella gente? "Teste dure che non volevano capire". Il giudizio cambia se ci immedesimiamo in quella situazione. C'è un uomo che ha compiuto un fatto clamoroso, lasciando tanti interrogativi: "Sarà un santone? Sarà un mago? Sarà un profeta?". Adesso addirittura afferma: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Non era facile credergli. Non pensiamo al Gesù dei quadri con il volto circondato da raggi luminosi, quello che parlava così era un uomo come loro: per venire a Cafarnao non aveva volato, ma aveva adoperato la barca.

Veniamo a noi

Gesù ha mantenuto la parola, lasciandoci il suo corpo e il suo sangue come cibo e bevanda con l'Eucaristia, con la Messa. Non è facile credergli. Noi ci crediamo davvero? È una verifica che dobbiamo fare per non finire come gli ebrei nel deserto, che dopo aver chiesto a gran voce un pane che non facesse rimpiangere le cipolle dell'Egitto, dopo averlo ottenuto con la manna, si erano stancati di mangiarla, ed erano tornati a lamentarsi: «Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell'aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna» (Nm 11,4-6). Dobbiamo perciò doverosamente e continuamente chiederci cosa è per noi la Messa. È una devozione, è una tradizione, oppure è la realizzazione delle parole di Gesù: «Io sono il pane della vita»? La viviamo ogni volta come un dono del cielo, come un evento umanamente incredibile che ci dona l'energia da spendere per una vita giusta e santa? Il Covid -19 che ha tenuto a lungo le chiese chiuse e ha reso difficile la partecipazione alla Messa può aiutarci a fare una valutazione schietta di cosa essa è per noi, per farla eventualmente ridiventare quello che deve essere.


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