La santità non è un fardello

Solennità di tutti i Santi - Anno B - 2015

Siamo sinceri! Quando ricordiamo la consegna: "Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo" (Lv 19,2), sentiamo un brivido correre per la schiena, perché, nonostante tutte le spiegazioni, la parola "santi" evoca in noi l'immagine di una vita dura, fatta di rinunce e di penitenze.

La stessa sensazione ci coglie quando leggiamo o sentiamo proclamare, come quest'anno nella festa di tutti i Santi, il brano delle Beatitudini che, anche senza essere biblisti, identifichiamo come la via per la santità. Perciò ci viene istintivo pensare: "Se le metto in pratica, addio gioia di vivere!". Questo, purtroppo, succede perché da bambini la parola di Dio ci è stata presentata (e spesso è ancora presentata) come una serie di proibizioni e di ordini esattamente contrari ai nostri desideri, e non come una proposta che invita a scoprire ciò che nel profondo il nostro cuore desidera e cerca.

Dobbiamo scrollarci di dosso questa falsa concezione della santità, per scoprire che il Signore non ci impone pesanti fardelli sulle spalle, ma ci indica la via per una vita "santa", cioè separata dal male e dalle sue conseguenze, fonte delle nostre sofferenze. Proviamo a fare questa scoperta, leggendo le Beatitudini non partendo dalla spiegazione del testo, ma dalla vita, domandandoci quali sono le persone che ci auguriamo di avere accanto, e che desideriamo come compagni di strada. Nessuno di noi sicuramente si augura di avere vicino in famiglia, nel lavoro, nei momenti liberi, persone egoiste che si credono il centro del mondo; che pensano che la vita sia una loro conquista e perciò da non condividere con nessuno.

Altrettanto pesante sarebbe la compagnia di coloro che alla prima difficoltà si lamentano, si spaventano, rinunciano alle proprie convinzioni e ai propri progetti. Che dire poi dei prepotenti e degli arroganti, sempre pronti a ricorrere alla violenza sia fisica, sia psicologica, o anche solamente verbale? Altrettanto nefasta sarebbe la vicinanza di coloro che vogliono la giustizia, che ne gridano l'esigenza, e la pretendono, ma soltanto per sé, perché: "Gli altri si arrangino"; e se c'è da combattere per ottenerla, lasciano che siano gli altri a rischiare .

Chi poi non ha sperimentato la disgrazia di trovarsi in mezzo ai guerrafondai, quelli che trovano sempre il modo di attizzare i contrasti, di mettere gli uni contro gli altri, raccogliendo e diffondendo pettegolezzi e mezze frasi; fomentando gelosie, sospetti, invidie? E le persone false che adoperano il sorriso come una maschera, che parlano dietro, che non sai mai come la pensano, che colpiscono nell'ombra?

Per finire la lista, pensiamo a coloro che non hanno misericordia, che se la legano al dito, che "sta' sicuro che te la faccio pagare"; quelli che non perdonano perché negano il bisogno di essere perdonati, dal momento che loro non sbagliano mai, e se sbagliano la colpa è degli altri. Chi vorrebbe vivere con questa compagnia? Ovviamente nessuno, perché uno solo di questi esemplari basta per rovinarci la vita, come tutti disgraziatamente abbiamo avuto modo di sperimentare.

Cosa c'entrano le Beatitudini con questa galleria di persone "disastro"?

Costoro sono esattamente coloro che non ne accettano il messaggio e si guardano bene dal metterle in pratica. Al contrario vorremo sempre vicino coloro che, magari anche senza conoscerle, le vivono, perché sono generosi, forti nelle difficoltà, miti, misericordiosi, giusti e decisi a lottare per la giustizia, amanti della pace e operatori di pace, schietti e leali.

Diceva Mosè ai suoi: "Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te... Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica" (Dt 30,11-14). Tanto più sono molto vicine a noi e dentro il nostro cuore le Beatitudini di Gesù. Non un fardello, quindi, ma ciò il nostro cuore cerca. E non potrebbe essere altrimenti, perché essendo fatti a immagine di Dio che è santo, la santità è stampata nel profondo del nostro cuore. Tocca a noi farla emergere e seguirla. Essa è la strada per entrare nella "moltitudine immensa, che nessuno può contare", e l'unico modo per tornare a lui come "figli di Dio" in pienezza, in modo da poterlo vedere "così come egli è".


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