La scommessa di Dio

VI domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2023

L’onore e l’onere della libertà.

Dio, perché permetti il male? Perché non distruggi i malvagi? Perché non fermi le guerre? Perché non ci risparmi carestie, alluvioni, epidemie e terremoti? Perché non ci liberi dalle nostre sofferenze? Perché non ci rispondi? In sintesi: Dio, perché non fai niente? Da sempre verso il cielo volano lamentele accorate, proteste risentite, interrogativi angosciosi, nonché insulti e bestemmie. Chissà quanto frastuono in Paradiso in questi ultimi anni - che non ci hanno fatto mancare niente - in un crescendo terribile fino alla guerra in Europa e il distruttivo terremoto in Turchia e Siria.
Ma davvero Dio non fa niente, e non ci risponde?

La risposta è la nostra libertà

Afferma il Siracide (l’autore di uno dei libri della Bibbia): «Egli [Dio] ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà». Dio, per il quale nulla è impossibile, non potrebbe fare quello che vorremmo facesse al posto nostro. Si è legato le mani quando «in principio» si è detto: «facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza» (Gn 1,26), e ha scommesso sulla nostra libertà, e con essa sulla possibilità di poterlo anche rifiutare. Se ci avesse creato come le pietre, le piante, gli animali, non avremmo potuto lamentarci e ribellarci. Saremmo stati comunque sue creature ben riuscite, come egli stesso costatò alla fine di ciascuno dei sei giorni della creazione: «Dio vide che ciò che aveva fatto era cosa buona»; però non saremmo stati consapevoli della sua bontà, e non avremmo avuto la voce per ringraziarlo e lodarlo, né tanto meno la possibilità di interrogarlo, di cercare il suo volto, di parlare con lui faccia a faccia come un amico. Questo rapporto speciale con il creatore poteva avvenire soltanto con una creatura “speciale”, fatta a sua immagine e somiglianza, per la quale egli si complimentò con se stesso: «Dio vide quanto aveva fatto e ecco, era cosa molto buona». Non soltanto buona, ma molto buona.

Il fuoco o l’acqua

È possibile che il Signore, del quale «grande è la sapienza», ed è «forte e potente, e vede ogni cosa», abbia sbagliato i suoi calcoli? Ovviamente no. Per essere “molto buona” la sua creatura doveva avere la capacità e la possibilità di scegliere tra il fuoco e l’acqua, tra la morte e la vita, assumendosi la responsabilità delle sue decisioni. Perciò, se ci sembra che Dio non faccia niente, è perché ha fatto e fa tutto quello che poteva fare. La domanda che dobbiamo porci è se abbiamo fatto, e stiamo facendo, tutto quello che era ed è nelle nostre possibilità. In questi ultimi anni così difficili, Dio ci ha posto continuamente davanti «il fuoco e l’acqua», «la vita e la morte, il bene e il male», dove abbiamo teso la mano, cosa ci è piaciuto?

Le alternative del Monte

La vita personale e la situazione del mondo ci stimolano a rinnovare l’urgente bisogno di ritrovare o di rafforzare la volontà e la capacità di investire la nostra libertà per ciò che rinfresca e non per quello che brucia e distrugge; per ciò che fa vivere, e non morire. Questo significa accogliere gli «è stato detto, ma io vi dico» proclamati «in quel tempo» sul Monte, eppure talmente attuali da sembrare proclamati adesso, per ciascuno di noi e per il mondo. Diceva Gesù: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio». «Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario…». «Sia il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”». Oggi, come trovare la pace in noi stessi e nel mondo (vedi la guerra Russia – Ucraina); come affrontare i disastri mondiali (vedi terremoto in Turchia e Siria) senza seguire queste alternative all’egoismo delle persone e degli Stati? Continuiamo pure, perciò, a chiedere a Dio perché non fa niente. Ci serve per ricordare che Dio ha fatto tutto quello che poteva fare. Il resto adesso tocca a noi.


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