La fede nella vita eterna non tiene conto dell’auditel.
Nell’ascoltare il terribile racconto del martirio dei ragazzi Maccabei, chissà quanti avranno pensato: “Vale la pena affrontare una morte così crudele per non mangiare un boccone di carne di maiale? E questa madre, che incoraggia i figli a lasciarsi torturare e uccidere per una usanza religiosa, invece di invitarli a salvare la loro vita, che cuore ha?”. Quanti hanno pensato così? Forse tutti. Nella “dittatura dell’individualismo” (Papa Benedetto XVI), dove tutto ciò che soddisfa e piace è permesso, purché lo si desideri, figuriamoci se si può morire per non «trasgredire le leggi dei padri»… Quella madre, una fanatica pericolosa, avrebbe dovuto incoraggiarli a cavarsela, facendo i furbi. Poi, una volta scampato il pericolo, potevano benissimo smetterla con la carne maiale. Com’è possibile rinunciare alla vita vera per un’altra che non si sa se ci sarà?
La domanda non è per niente oziosa, e una risposta esauriente non c’è nel nostro bagaglio di convinzioni e ragionamenti. Perciò prima o poi ce la siamo fatta tutti, oppure ce la stiamo facendo. Possiamo trovarla, la risposta, soltanto accettandola sulla parola di chi e di ciò che supera la nostra intelligenza, affidandoci ad essa, come fa il secondo martoriato figlio: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». Senza il coraggio di accogliere questa convinzione, la scelta sarà inevitabilmente, più o meno consapevolmente, quella dei sadducei, i quali «dicono che non c’è risurrezione», e ci ridono sopra, e con la storiella dei sette mariti vorrebbero sbeffeggiare Gesù. Che invece ne approfitta per aprire uno spiraglio sul mistero della vita che verrà.
Dice Gesù: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito». Ciò significa che la vita eterna non la si troverà una volta finita questa in una città meravigliosa situata in qualche parte dell’universo infinito, dove, non essendo stata buona la prima si potrà ricominciare tutto da capo. Sarà questa nostra vita che diventerà “per sempre” con Dio, oppure finirà nella voragine del nulla, secondo come sarà stata vissuta. Sarà il nostro quaggiù a portarci lassù. La donna della storiella dei Sadducei non dovrà fare nessuna scelta imbarazzante per recuperare uno dei sette mariti. Si troverà nell’eternità per come avrà vissuto ogni passo della sua complessa esperienza. Quello che è stato fatto è fatto. Coloro che hanno vissuto con noi, continueranno a vivere con noi. Non avremo altri genitori, altri fratelli, altri amici. I vincoli di affetto, di condivisione, di collaborazione, di amicizia continueranno, anche se in un’altra dimensione.
Oggi non c’è nessuno che si accanisce contro la fede, affermando che essa è una droga che spinge fuori da ogni impegno terreno. Oggi la vita eterna non è un argomento interessante. La convinzione dominante e però la stessa: “Chi vuole andare dietro ai sogni, si accomodi”. La Bibbia definisce «vani – cioè inutili, stolti - tutti gli uomini che vivono nell'ignoranza di Dio, e dai beni visibili non sono capaci di riconoscere colui che è» (Sap 13,1). Giusto! Ma chi non vive in questa “ignoranza” dovrebbe testimoniare con i fatti che il non viverci dentro, invece di condurre fuori della realtà, impegna a viverla con il massimo di energia, con la certezza che niente verrà regalato, che il bene tralasciato non potrà essere recuperato, ma tutto deve essere conquistato, e ogni giorno “trafficato” per il bene, il vero, il bello. Ogni giorno è un passo verso l’eternità.
Nella risposta di Gesù ai sadducei, c’è un inciso – «quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti…» – che a noi moderni, quelli che: “ognuno fa quello che gli pare e piace”, tanto alla fine c’è sempre un condono, per cui chi ha preso ha preso e chi ha dato ha dato, piace molto poco: «Quelli che sono giudicati»... Ma allora c’è qualcuno che può giudicare, stabilendo ciò che è bene e ciò che è male? Eh sì! C’è Qualcuno. Se la vita eterna non è una lotteria, non è nemmeno un condono. È una conquista.