La stella da Betlemme al Giordano

Epifania del Signore - Solennità - Anno A - 2023

Gesù inizia la vita pubblica con le stesse modalità della sua nascita.

La solennità dell’Epifania è talmente popolare che, abolita dai politici nel 1977, dovette essere reintrodotta nel 1985 a grande richiesta, non per la sua importanza liturgica, ma per la Befana che porta i doni ai bambini. Bellissima tradizione, ma importantissimo il messaggio religioso, comunicato con due segni suggestivi e pregnanti: la stella e i Magi.

La stella

La stella dice che, se non vogliamo camminare nel buio, dobbiamo alzare gli occhi: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te».
Nel buio delle vicende umane, anche quando esso sembra invincibile, c’è sempre la “stella”. La sua luce è alta, splendente, eppure non facile da scorgere, perché Dio non si impone, ma si propone. I Magi l’hanno individuata, «i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo» no, pur essendo sotto lo stesso cielo, e pur avendo le mappe che la segnalavano.
Tanto meno è facile seguirla. Invece sono facili i tentativi di ignorarla come gli scribi, o di spegnerla, come Erode. Tentativi e tentazioni possibili da fronteggiare soltanto cambiando strada.
Cambiare strada infatti è quello a cui siamo chiamati oggi, se vogliamo risalire dalle oscurità che ci circondano, segnalate da papa Benedetto XVI come «dittatura dell’individualismo»; e da Papa Francesco come illusione di salvarsi da soli, “scartando” i deboli e i piccoli come zavorra.
Vederla e seguirla non è facile, però riuscirci apre il cuore a una gioia grandissima.

I Magi

Al vedere la sua stella i Magi partirono per adorare colui che era nato. Non a mani vuote, ma portando oro, incenso, e mirra.

L’oro è una fede forte, liberata dalla ruggine delle abitudini, splendente, perché nutrita da convinzioni robuste, capaci di confrontarsi con i problemi e le situazioni inedite che la vita ci pone davanti.
L’incenso è una fede non chiusa dentro le persone, o le chiese, ma capace di manifestare la sua gloria che vince le tenebre che ricoprono la terra, e dirada la nebbia fitta che avvolge i popoli. Compito dei cristiani “Magi” è manifestare alle genti - i nostri ragazzi, i nostri giovani, i nostri colleghi di lavoro, i nostri amici… - il disegno di Dio, recuperando la capacità di scuotere, di fare interrogare, di turbare «Erode e tutta Gerusalemme con lui».
La mirra è il coraggio di affrontare la difficoltà di una testimonianza limpida ed efficace nei luoghi dove Erode, scribi e capi del popolo sono impegnati a offuscare o a spegnere la gloria del Signore.

La stella nel Giordano

La celebrazione del Battesimo di Gesù, che quest’anno è in simbiosi anche temporale con l’Epifania, annuncia che quella stella non è più a Betlemme, ma sulle rive del Giordano dove attorno al Battista si affollano i peccatori per essere purificati.
Ed ecco che il bambino nato umile, povero tra i pastori e deposto nella mangiatoia, adesso nasce – dice il Signore – come «l’eletto di cui si compiace» per portare il diritto alle nazioni.
A Betlemme su di lui, per certificarlo come Salvatore, c’era il coro degli angeli: «Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». Nel Giordano c’è la «la voce dal cielo» che dichiara: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Così, nel cielo delle vicende umane non c’è più la stella che conduce a lui. Perché la stella è lui. È lui che bisogna seguire nel suo passare «beneficando e risanando» tutti coloro che sono nelle tenebre del male, come lui senza venir meno e senza abbattersi nonostante le difficoltà

Piccole stelle e umili epifanie

Straordinaria la strategia di Dio nel calarsi con la “stella Gesù” nella storia per illuminarla e guidarla. Ma noi possiamo entrare in questa storia per essere piccole stelle e umili epifanie della sua gloria? Non soltanto possiamo ma dobbiamo, se vogliamo vivere il nostro Battesimo come oro, incenso e mirra.


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