Chiamati a scorgerla e a portare il nostro contributo.
Nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse (quello che toglie il velo davanti ai nostri occhi per vedere oltre le apparenze) l’autore, l’evangelista Giovanni, racconta: «Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: … la tenda di Dio con gli uomini … dove egli abiterà con loro … e asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate».
Dov’è questa città nuova, questa tenda di Dio? È spontaneo immaginarla nel futuro, dopo che questa terrà sarà passata, e collocata in qualche punto dell’universo dove non arriveranno mai nemmeno le più strabilianti e avveniristiche navicelle spaziali. Una volta lassù, scomparirà anche la memoria delle lacrime, degli affanni, della morte che abbondano nella nostra città terrena.
Questa tenda di Dio con noi, che chiamiamo Paradiso, oppure cielo, o Casa del Padre, non sta nel futuro, e non è al di sopra delle stelle e dei pianeti, ma dentro la nostra città terrena. È come un bimbo nel grembo della madre: la sua vita non gli sarà data quando sarà uscito alla luce, è già tutta in lui e cresce con lui. È come il chicco di grano nel terreno: la spiga non gli arriverà, è già in lui.
Così è della città nuova, della tenda di Dio con noi. Non è manifesta, non è completamente sviluppata ma è già tutta presente.
Non è facile credere a questa presenza che non si vede, come non è facile per il bambino nel grembo credere alla luce e ai prati che non vede, ma ci sono. È così. La tenda di Dio con noi è tra noi, e noi non siamo chiamati a sognarla e a sospirarla, ma a saperla scorgere sotto le apparenze e a costruirla. Giorno per giorno. Tutti i giorni. Dovunque ci troviamo a pensare, a dire, a fare. A vivere.
Ciò che costruisce la tenda di Dio con noi: la città nuova, la Gerusalemme nuova, i cieli e la terra nuovi è il comandamento di Gesù «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Non l’amore inteso come sentimento bello e anche appagante che si pratica e si esaurisce in una serie di piccole azioni sporadiche da compiere quando capita, o quando se ne ha voglia; non un passepartout a punti per entrare in Paradiso quando verrà il tempo, ma regola di vita, che vuol dire pensieri, parole, azioni vissuti con gli altri e per gli altri, partendo dai più piccoli e deboli, per costruire la pace, la giustizia, la libertà, l’equa distribuzione dei beni, il lavoro… e tutto ciò che serve per una vita decorosa che anticipi la pienezza che arriverà quando «il cielo e la terra di prima saranno scomparsi e il mare non ci sarà più». Le lacrime asciugate, gli affanni alleviati, i lamenti consolati, la morte alleggerita del suo strazio sono il cemento delle opere che fanno emergere e crescere la dimora di Dio tra noi, fino alla sua pienezza. La fede sarà così non l’attesa di qualcosa che arriverà non si sa quando, ma costruzione quotidiana del Paradiso.
Per evitare che il comandamento di Gesù rischi di essere inteso e vissuto come “fioretti” che spuntano qua e là ogni tanto, è necessario che esso sia ciò che Papa Francesco ha costantemente predicato e indicato anche con due encicliche, Laudato sii e Fratelli tutti, cioè una carità che aiuta il viandante ad attraversare il fiume, ma si preoccupa di costruire quanto prima il ponte. È l’invito che il nuovo Papa ha raccolto e rilanciato appena nominato, addirittura con la stessa scelta del nome, Leone XIV, per fare ciò che Leone XIII fece a suo tempo: prendere consapevolezza che con l’industrializzazione stava cambiando un’era, perciò doveva cambiare il modo di vivere il comandamento di Gesù. È quello che – parole di Papa Leone ai giornalisti – deve accadere oggi con il passaggio all’Intelligenza Artificiale.
Ma noi piccoli cristiani, né papi né re, cosa possiamo fare per vivere e testimoniare oggi il comandamento di Gesù? Intanto che non siamo coloro che chiudono gli occhi e sognano la tenda di Dio con noi, ma coloro che gli occhi e le mani li aprono per dare ogni possibile, anche piccolissimo, contributo alla tenda di Dio già tra noi.