La vera umiltà è stare con gli umili

XXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2016

I testi di questa XXII Domenica del tempo ordinario ci presentano una analisi critica dell'arroganza dei superbi e una illuminante lezione di umiltà evangelica.

Sempre eccezionale Gesù! Un capo dei farisei lo invita a pranzo per osservarlo (e per sfidarlo: il testo liturgico ha omesso la guarigione di un idropico, posto accanto a Gesù per vedere se avesse avuto il coraggio di compiere un miracolo di sabato, in casa di un fariseo importante), invece è Gesù che osserva gli invitati che cercano di accaparrarsi i posti più importanti. E non si accontenta di osservare. Ne approfitta per una strana esortazione: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cèdigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto».

Cosa vuol dire Gesù?

Non sarà che ci invita a quel comportamento, chiamato "umiltà pelosa", per nulla raro (anche negli ambienti religiosi) e antipaticissimo, consistente nel proclamarsi ipocritamente privi di qualità per essere smentiti dagli altri: "Ma cosa dici? Non è vero! Sei capacissimo! Come te non c'è nessuno!".

Il messaggio di Gesù non può essere questo. Sarebbe un invito all'ipocrisia farisaica smascherata e condannata con la sua predicazione e la sua testimonianza. Allora? Anche oggi, nei pranzi importanti, i posti vengono assegnati da chi li organizza secondo la relazione che gli invitati hanno con lui. Al tempo di Gesù, questa operazione era la stessa, anche se non la si faceva con segnaposti sui tavoli. E quella volta (come adesso) non mancavano quelli che cercavano di vantare una familiarità inesistente.

La lezione di Gesù parte da questa tendenza a sopravvalutarsi, a credersi o a voler sembrare più importanti di quello che si è, per non rischiare figuracce ben più clamorose dei suoi ridicoli invitati. Gli dice: "Quando offri un pranzo o una cena... invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai, infatti, la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". Come dire: "Ci sono altri pranzi immensamente più importanti del tuo: quelli per la "risurrezione dei giusti", alla mensa nel regno dei cieli. Se vuoi essere accolto a questo pranzo, e invitato ai primi posti, familiarizza con i poveri, e gli storpi, zoppi, ciechi,... quelli che voi farisei non fate entrare nemmeno nel tempio, perché costoro sono gli amici più intimi di Dio".

La lezione di Gesù è chiara e in armonia con il suo insegnamento e la sua vita. L'umiltà vera non è nascondersi dietro ai più o meno falsi "non so fare", "non ci riesco", "non sono bravo", ma stare tra gli umili, offrendo loro generosamente e gratuitamente quello che abbiamo più di loro: il tempo, le qualità, le capacità, i beni.

E' un sognatore Gesù?

Ci chiede cose contrarie alla nostra natura? No. E' in sintonia con i nostri sentimenti più profondi. "Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore", afferma il Siracide. Chi è grande e si fa umile non solo trova grazia davanti al Signore, ma anche davanti a noi. Ci sono persone più antipatiche di quelle che "tu non sai chi sono io?". Ci sono persone più indigeste di quelle che per essere lodate ed esaltate ricorrono alle false dichiarazioni di umiltà?

"Per la misera condizione del superbo non c'è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male", dice il sapiente antico, non potendo sapere che Gesù il rimedio per sradicare la pianta del male l'avrebbe trovato: stare con gli umili, non per tattica, ma perché soltanto se ci si riconosce tali si può glorificare il Signore, ricevendo in cambio l'onore dei primi posti al suo banchetto eterno.


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