L'altra guancia è la nonviolenza

VII domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2022

Le proposte evangeliche più “utopistiche” sono quelle che offrono soluzioni concrete.

Il Vangelo che oggi la liturgia proclama è un elenco di proposte e di comportamenti al limite della provocazione, rispetto al nostro normale pensare e agire, tanto da poter essere considerati sogni e desideri utopistici, magari buoni per far ridere come quello più frequentato: «a chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra», come nel film Porgi l’altra guancia, dove, dopo avere accettato il secondo schiaffone, i frati si abbandonano a una spettacolare scazzottata. La stessa cosa si può dire per: «amate invece i vostri nemici», e per «non giudicate e non sarete giudicati». Per evitare di pensare che Gesù dica parole al vento, o che offra placebo per sopportare la pesantezza del quotidiano, cerchiamo di capire ciò che non vogliono e non possono dire.

Porgere l'altra guancia

L’immagine che l’invito di Gesù potrebbe evocare è quella di gente passiva, debole, rassegnata a subire prepotenze, ingiustizie, angherie di ogni tipo. In effetti la storia dei cristiani spesso è stata raccontata come accettazione passiva di sofferenze, combattute soltanto con preghiere per la conversione dei persecutori, con il perdono, e con offerta delle sofferenze al Signore. In sintesi: con la rassegnazione. Non è così, e quando è stato così è stato un errore. Il “porgi l’altra guancia” di Gesù è la nonviolenza, cioè la forma più alta di coraggio, l’unica scelta efficace a contrastare il male. Si fatica a crederlo, ma la storia e la vita di ogni giorno insegnano che i passi in avanti dei popoli e delle persone sono stati operati da coloro che coraggiosamente hanno rimediato i danni dei violenti, seguendo l’indicazione di San Paolo: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rom 12, 21). La conferma arriva anche dalla nostra quotidiana esperienza. Se non ci siamo arresi alle difficoltà, ai problemi e anche alle ingiustizie è stato perché non abbiamo reagito al male con il male; perché abbiamo combattuto gli errori ma non gli erranti; perché abbiamo aspettato il passo degli altri; perché siamo rimasti sempre disponibili a dialogare e a ricominciare. Cioè a porgere l’altra guancia. Quando non lo abbiamo fatto ne abbiamo subito le conseguenze.

Amare i nemici

L’invito di Gesù non significa abbracciare chi ci combatte senza prendere le dovute precauzioni. È esemplare il comportamento di Davide, che non si consegna al nemico Saul, ma si difende con intelligenza e coraggio, però senza imitare l’odio e la falsità del re, non cedendo alla vendetta quando gli capita l’occasione, e offrendo la sua disponibilità a trattare, ma dopo essersi messo a “grande distanza”. Amare i nemici non significa cedere le armi, ma non adoperare le armi sbagliate per combatterlo. Gesù quando invita a resistere al male porta a esempio un padrone del palazzo che mette un uomo forte e bene armato a guardia dei sui beni, non uno che apre ingenuamente la porta (Cfr. Lc 11,22). Gesù non amava i farisei e gli scribi. I suoi: «serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geènna? (Mt 23,33) non sono propriamente complimenti amorevoli, però non ricorreva alla loro falsità e durezza di cuore. Amare i nemici vuol dire non cedere all’odio, al rancore, ai mezzi ingiusti e fraudolenti, e non rinunciare mai alla giustizia, alla disponibilità al dialogo, alla possibilità della pace e del perdono.

Non giudicare

L’esortazione a non giudicare, apparentemente meno dura dei due precedenti, è ugualmente impegnativa, anzi di più, perché ci coinvolge concretamente più degli altri. «Non giudicate», infatti, non significa rinunciare a valutare criticamente ciò che è bene e ciò che è male e a non esprimere giudizi, né tanto meno a rifugiarsi nel “non ho visto, non ho sentito, non c’ero”, ma non chiudere gli altri in preconcetti e ideologie che ne impediscono l’ascolto, la comprensione, la conoscenza. Vedi i talkshow televisivi nei quali, prima che parlino, si sa già cosa diranno e che alla fine ripeteranno le stesse cose dell’inizio. Purtroppo è proprio a questo invito di Gesù che i cristiani sono stati più disattenti, favorendo contraddizioni scandalose, come i mafiosi devoti alla Madonna e ai santi, e gente pia che non sceglie, non si esprime e si accoda alle maggioranze.


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