Le radici dei fiori del male

XXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2018

Si potrebbe credere che oggi non ci sia bisogno di richiamare al rispetto del creato, si corre invece il rischio di una ipocrisia più grave di quella dei farisei.

"Chiamata di nuovo la folla", Gesù dichiara: "Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro". Non deve sfuggirci un particolare: Gesù richiama la folla. Stranissimo! La folla lo seguiva, senza che lui la chiamasse, anzi spesso opprimendolo. Come mai questa novità? È il segno che intendeva dare molta importanza a quello che stava per dire. Poco prima aveva risposto a "farisei e alcuni degli scribi, venuti" appositamente "da Gerusalemme", perciò per una questione che ritenevano molto importante: la purezza legale, che l'evangelista Marco (che scrive per i non Ebrei) spiega sinteticamente: "i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti".
La folla aveva assistito all'incontro che Gesù aveva risolto in maniera sbrigativa, sapendo che, come sempre i farisei e gli scribi sarebbero rimasti nelle convinzioni, perciò aveva sentito il bisogno di approfondire il discorso sulla bontà del creato. Voleva cioè ribadire ciò che il Creatore aveva stabilito durante la sua opera creatrice, quando, alla fine di ogni giornata, la definiva: "cosa buona", e per l'uomo e la donna addirittura: "molto buona" (Cfr. Gen 1,4-31). E non può essere che così, perché come afferma la Sapienza: "le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c'è veleno di morte" (1,14), il creatore infatti ama tutte le cose che esistono e non prova disgusto per tutte le cose che ha creato; se avesse odiato qualcosa, non l'avrebbe neppure creata (Cfr. Sap,11,24). Messaggio che i farisei e gli scribi avevano seppellito sotto le loro tradizioni, ma che anche i cristiani nel corso dei secoli hanno ripetutamente, se non dimenticato, accantonato.

Questo messaggio perciò è importante anche per noi, oggi. Anche se, apparentemente, nelle popolazioni che non sanno nemmeno più cosa siano la miseria e la fame, il rispetto del creato sembra diventato adorazione. Si pensi alle organizzazioni per la salvaguardia delle specie animali e floreali, a quelle contro la caccia, la corrida, la cattura degli uccelli, l'uso dei cavalli per le carrozzelle, e degli asini per servizi troppo faticosi, come gli asini-taxi dell'isola Santorini. Si pensi al movimento dei vegani e la passione per "gli amici a quattro zampe". Più rispetto di così! Peccato che, contemporaneamente, sia sempre più preoccupante l'allarme per il riscaldamento globale, per la deforestazione, per l'inquinamento dei fiumi e dei mari, per il commercio delle armi e delle droghe, e – ciò che non avremmo mai creduto tornasse – per forme vere e proprie di schiavitù di lavoratori, di donne, di bambini, nell'indifferenza per la piaga degli aborti, e per le soluzioni spericolate della bioetica e della eutanasia.

Gesù richiama anche noi, come la folla del suo tempo. Sotto l'apparente poetico incanto nei confronti del creato, scorre una grande ipocrisia che consente di protestare per gli allevamenti sovraffollati dei polli e dei vitelli, senza chiedersi da dove vengono gli spezzatini per i cani e per i gatti. Si vuole il caldo di inverno e il freddo d'estate, protestando per le condutture che ci portano dentro le case il metano. Vogliamo viaggiare sempre più veloci, senza continuare a cementificare il territorio per nuove autostrade, e senza massacrare le montagne con mastodontici tunnel.

Corriamo il rischio di cadere nella stessa falsità dei farisei e degli scribi, che cercavano la purezza nelle lavature degli oggetti e non del "cuore", cioè dei pensieri, delle intenzioni, dei sentimenti, lasciando spazio a "impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza".

Questo elenco di fiori del male di Gesù deve farci riflettere interpellarci. Forse ci sembra più indicato per le organizzazioni mafiose, per le multinazionali, per i terroristi... Ma come l'inquinamento dei mari e dei boschi comincia con un sacchetto di plastica o un cotton fioc, i fiori del male sbucano da piccole licenze all'accoglienza e alla docilità alla Parola che ci invita non a lavare, ma rispettare le opere di Dio. Tutte. A cominciare da noi stessi.


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