Lo sguardo fisso su Gesù

XX Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2019

È bellissimo pensare e vivere la fede come una corsa dietro al campione.

L'autore della Lettera agli Ebrei dopo aver elencato, a cominciare da Abramo, tanti personaggi che "per fede" hanno affrontato coraggiosamente prove difficili, ci esorta a correre «con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù».
Paragonare la fede a una corsa è sorprendente. Noi infatti normalmente non la pensiamo e non la viviamo con il dinamismo e l'agonismo che la corsa richiede. Pensiamo a celebrazioni, a processioni, a riti vari, e anche alla nostra presenza nella società. A tutto facciamo pensare meno che a gente che corre e ce la mette tutta per conquistare un trofeo prestigioso. Proprio perché sorprendente, la similitudine deve farci riflettere e stimolare a convertirci verso una fede più dinamica e combattiva.

Particolare attenzione va data all'atteggiamento da assumere durante la corsa: tenere «fisso lo sguardo su Gesù».
Si dirà: "Cosa c'è di particolarmente importante? Questo invito l'abbiamo sentito chissà quante volte. È uno dei punti fermi di tante prediche: tenete sempre davanti agli occhi Gesù!". È vero, ma su quale Gesù? In effetti ci sono cristiani che anche durante le celebrazioni, invece di partecipare pregando, cantando, compiendo comunitariamente i gesti liturgici, stanno con lo sguardo fisso su un crocifisso o su quadro. Così come non mancano quelli che, invece di partecipare con la luce e la forza della fede agli avvenimenti della società, preferiscono chiudersi nella loro devozione o in quella del loro gruppo. Per non parlare di quelli che vanno continuamente in cerca di improbabili visionari.

L'autore della Lettera agli Ebrei invita a un comportamento semplice da capire per chi pratica sport, ma anche per chi lo segue in televisione. Pensiamo alle gare di atletica, al ciclismo, al motociclismo, o alla Formula uno... Chi vuole correre sul serio fa la corsa sul primo, sul campione, per stargli dietro, per non lasciarsi staccare. Chi non fa così finisce per perdersi nelle retrovie, o per finire fuori tempo massimo. L'autore sacro ci esorta a tenere fisso lo sguardo su Gesù non per nutrire la nostra devozione, ma "in corsa", per seguirlo nella sua missione. Egli davanti e noi dietro, cercando di non farci staccare, mettendocela tutta per reggere il suo ritmo e i suoi tempi.
È bellissimo pensare e vivere la fede cristiana così!

Ma dove corre e perché corre Gesù? Ce lo rivela egli stesso: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!»; «pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione». Ed ecco un'altra staffilata alla nostra fede quieta e pacioccona: portare fuoco e divisione, per compiere il nostro battesimo.

Quale fuoco e quale divisione? Quelli che sono provocati dalla testimonianza umile ma coraggiosa della giustizia, del dialogo, dell'accoglienza dei "piccoli", della verità, della pace... Pensiamo a cosa succederebbe in un ufficio pubblico se un cristiano "fuoco" si opponesse alla pratica di firmare il cartellino per poi andarsene per i fatti propri; oppure se in una casa di ricovero per anziani una cristiana "fuoco" contrastasse apertamente i colleghi che maltrattano i ricoverati; oppure se un politico "fuoco" si opponesse ai giochi di potere e agli intrallazzi...

Cosa succederebbe? Fuoco e divisione, che non distruggono, ma costruiscono una vita migliore.
Perché tutto questo non succede? L'esempio di Geremia che per dire come stanno realmente le cose finisce dentro una cisterna, e soprattutto la testimonianza di Gesù che non interrompe la sua corsa per portare a compimento il suo battesimo, anche se deve attraversare la croce, ci spiegano perché non succede, ma non ci dispensano dal prendere il coraggio di decidere di correre dietro Gesù, con lo sguardo fisso su di lui, sapendo che se ci mancherà il fiato, sarà lui a rifornircelo.


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