L'unico e vero Re

XXXIV Domenica del T.O. - N.S. Gesù Cristo Re dell'Universo - Solennità - Anno C

Non servi e sudditi, ma amici.

L’anno liturgico si chiude con lo sguardo su Gesù Cristo Re dell’Universo. Sul Re crocifisso. Siamo talmente abituati, forse addirittura assuefatti, a questa visione, da rischiare di passare oltre distrattamente come davanti a cosa risaputa che non ha più niente da mostrare e da dire. Proviamo a recuperare la visione, partendo dal Calvario come lo racconta l’evangelista Luca, magari aiutandoci anche con le realizzazioni e le interpretazioni di pittori, registi, attori, poeti, musicisti… per formarci un’immagine nostra.

Andiamo quindi sotto la croce, mentre il Re sta morendo crocifisso. Vi troviamo il popolo che sta a vedere; i capi che lo deridono; i soldati che lo sbeffeggiano dandogli da bere aceto (essi conoscono bene i re, quelli veri, quelli come l’imperatore); due malfattori, uno che lo insulta rabbioso, e l’altro che misteriosamente sta capendo chi è colui che gli muore accanto; e c’è una scritta, «costui è il re dei Giudei». Voleva essere ironica e sfottente nei confronti di coloro che gli hanno forzato la mano, mettendo a nudo la sua mancanza di coraggio e il suo opportunismo, invece è la firma “certificata” di quello che realmente è: il RE, vero e unico; e non come i reucci che la storia ha sempre conosciuto e conosce anche oggi, ma dell’universo, e perciò in grado di promettere a un malfattore che lo invoca: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Scelta di campo

Dentro questa scena del Calvario, che è accaduta ma che sta accadendo, sempre viva, sempre attuale, sempre attiva, sempre provocante, come ci poniamo davanti al Re? Siamo “popolo che sta a vedere” senza prendere mai parte con decisione, come la folla che dagli “Osanna” è pronta a passare in un attimo al “Crocifiggilo”? Siamo “i capi che lo deridono” perché non aveva voluto capire che con la verità e la misericordia non si va lontano e si finisce sulla croce? Siamo i soldati che lo scherniscono perché per mestiere sanno cosa è il potere e chi sono i potenti? Siamo il malfattore che lo insulta e lo provoca, perché non fa quello che gli chiede? Oppure siamo l’altro condannato che, proprio nel vederlo inerme, appeso sotto una tavoletta che dovrebbe coprirlo di ridicolo, è in grado di esaudire il suo: “Ricordati di me!”, e di accoglierlo: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso»?
Qual è la nostra posizione? Questa è la verifica che chiede la domenica che porta a rinnovare e approfondire l’attesa del Salvatore con il tempo liturgico dell’Avvento.

Sudditi amici

Se riconosciamo il Re dell’universo nostro Re, diventiamo suoi sudditi, ma non come quelli di qualsiasi altro re, potente e grande, oppure reuccio presuntuoso. Egli non vuole dei sudditi “servi”, ma “amici”. Lo ha dichiarato solennemente la sera in cui stava iniziando a svelare la sua regalità: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). Attenzione però: “amici” non “amiconi”, perché: «Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando» (Gv 15,14). E cosa comanda il nostro Re? Ci risponde egli stesso con il messaggio inviato al suo precursore: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Mt 11, 4-6). In questo lo seguono e collaborano i suoi sudditi amici.

Grandezza e piccolezza

Ma in che modo possiamo essere suoi amici e collaboratori? Come mettere insieme la sua immensa grandezza con la nostra infinita piccolezza? Risponde San Paolo, rivelandoci un insondabile e straordinario mistero: «Egli [Gesù Cristo, il Re] è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili» - anche noi! - , «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono» - anche noi! Per quanto piccoli o piccolissimi proveniamo dalla sua grandezza. Perciò possiamo sempre invocarlo: “Gesù, ricordati che siamo stati creati in te e vieni in auto alla nostra piccolezza”.


Condividi

lunico-e-vero-re.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2025 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA