Maria, scrigno della vita

Assunzione della Beata Vergine Maria - Solennità

Assunta in cielo per rivelarci il traguardo e il percorso.

«Mentre Gesù parlava alle folle, una donna alzò la voce e gli disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”». Il grido della donna, proclamato nel Vangelo della vigilia della Assunzione della Beata Vergine Maria, rende palese e immediata l’identificazione di Maria con l’Arca, che aveva accompagnato il popolo ebreo nel deserto dall’Egitto alla Terra Promessa, e che il re David aveva voluto al centro della tenda piantata per essa con tutta la solennità possibile: «cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia». Questo manufatto, una cassa in legno d'acacia, rivestita di lamine d'oro, contenente le tavole della Legge era il segno visibile della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Per quanto prezioso, però, era soltanto un piccolo segno in confronto a Maria, il grembo che aveva custodito non le tavole della Legge, ma l’autore della Legge.

Il traguardo

La stupenda visione dell’Apocalisse con la quale inizia la Messa del giorno rafforza in maniera ancora più potente l’immagine di Maria, scrigno della vita: «Apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto».
Il senso e la motivazione della festa dell’Assunzione di Maria al cielo, nonché il motivo della nostra devozione sono tutti racchiusi in questa immagine misteriosa e potente, ragione e fondamento della nostra speranza che, come Gesù nella casa di Giàiro aveva preso per mano la dodicenne, risvegliandola dal sonno, anche noi saremo presi per mano dal Cristo risorto e risvegliati alla vita che non muore più.

La strada

Maria, assunta in cielo, ci indica non soltanto il traguardo, ma anche la strada per raggiungerlo. Appena accolto Gesù nel grembo, Maria lo portò a Elisabetta. La fede non è niente se non diventa carità, se non ci mette in viaggio in fretta verso ogni Elisabetta, per portare Gesù, la sua gioia, la sua gratuità, la sua libertà, attraverso i sentieri cantati nel Magnificat: disperdere i superbi nei pensieri del loro cuore; rovesciare i potenti dai troni, innalzare gli umili; ricolmare di beni gli affamati, rimandare i ricchi a mani vuote.

Fatti per il cielo

La festa dell’Assunta ci stimola e ritrovare e a risvegliare la verità della nostra natura: siamo fatti per il cielo. Non possiamo rinunciare a cercarlo, anche se, purtroppo, spesso per strade sbagliate. Siamo fatti per il cielo. Tutti. Anche coloro che dicono di non crederci. Cosa è infatti la vita se non la continua ricerca di una felicità piena che qui non arriva mai, perché raggiungiamo sempre e soltanto piccoli assaggi? Siamo fatti per il cielo. Diamo spazio a questa esigenza di “cielo”, con una intelligente, sana, costruttiva ricerca della gioia, testimoniando che nonostante strisciamo così spesso e così bene per terra, la nostra patria è il cielo.


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