Ministeri come carismi

Il ministero del lettore nella liturgia

Il cristiano, nel professare la propria fede, proclama di credere nello Spirito Santo Dominum et vivificantem. La vitalità dei singoli cristiani e della Chiesa è assicurata dalla costante presenza dello Spirito che distribuisce doni e carismi e suscita disponibilità all'annuncio, alla missione e al servizio.

La Chiesa stessa è dono dello Spirito dal quale è stata suscitata e dal quale continuamente viene abitata. Non solo! Ogni battezzato è pienamente immerso in questa dimensione pneumatologica, ma lo è anche ogni realtà o istituzione che appartiene alla Chiesa. La stessa ministerialità è posta in essere dall'azione dello Spirito: «Tutti i battezzati partecipano, a titolo diverso, a tale ministerialità prima e fondamentale della Chiesa, che è l'evangelizzazione, e ogni membro della Chiesa svolge in essa il suo doveroso ufficio a servizio della salvezza del mondo, secondo la grazia dello Spirito Santo, che a ciascuno distribuisce i suoi doni come a Lui piace» (Evangelizzazione e Ministeri [= EvM], n. 2745).

I vescovi italiani, per evidenziare la dimensione pneumatologica dei ministeri, parlano di soprannaturalità di origine e affermano: «Il ministero è originariamente determinato da un dono di Dio. Il ministero non ordinato nasce cioè da una vocazione che è dono e grazia dello Spirito Santo, il quale chiama qualcuno a offrire la propria fatica per la Chiesa» (EvM, n.2830).

Purtroppo può capitare che, da una parte, i frutti dell'azione dello Spirito siano misconosciuti oppure, dall'altra, che siano enfatizzati in maniera abnorme e morbosa con il conseguente rischio di spiritualizzare o carismatizzare tutto. Anche la nostra società influenza non poco un certo tipo di mentalità che spinge il cristiano ad abbandonare il divino e a incentrare tutte le proprie attenzioni sull'umano, togliendogli la capacità di riconoscere l'intervento dello Spirito nella Chiesa. La preoccupazione si tramuta in rammarico e sconforto allorquando tale atteggiamento si riscontra in coloro che sono le guide della comunità.

Dinanzi a questa tentazione dobbiamo ricordare che, anche nel nostro tempo, lo Spirito di Dio è sempre presente e operante: «Egli è all'opera prima e più di noi, e ci chiama a cogliere i segni del suo passaggio e della sua attività nelle aspirazioni profonde che egli suscita o tiene deste nei cuori» (EvM, n. 2754). La dimensione pneumatologica dei ministeri fornisce l'occasione per approfondire due nuclei tematici a essa strettamente connessi: carismi/vocazione e discernimento.

Carismi/vocazione

regina apostoli pQuando si parla di ministeri si deve sempre tener conto del fatto che ci si trova di fronte a carismi, ovvero ad autentici doni di Dio. Dunque non si tratta di semplici capacità o scelte umane. L'istituzione di un ministero diventa il momento ecclesiale di riconoscimento di tale carisma. Ciò significa che dietro il servizio ministeriale c'è Dio che chiama e la Chiesa che, nel nome di Dio e da lui guidata attraverso lo Spirito, riconosce tale vocazione e abilita alla realizzazione di tale ministero (cf. I Ministeri nella Chiesa, [= MnC] n. 555). Possiamo ancora dire che i servizi della comunità non nascono esclusivamente da necessità di organizzazione pastorale e liturgica, ma dal soffio dello Spirito e dalla fedeltà al Vangelo di Cristo.

Il rapporto ministero-carisma evidenzia l'azione dello Spirito e la gratuità del dono ricevuto. Ogni carisma, pertanto, va posto a servizio poiché è donato per la crescita e l'utilità di tutti i fratelli (cf. 1 Cor 12-14). Lo Spirito non consegna i suoi doni perché si custodiscano egoisticamente, ma perché generosamente vengano posti a servizio della comunità ecclesiale. Chi riceve un ministero ecclesiale è quindi un chiamato da Dio per mezzo della Chiesa; non un battitore libero ma un servo di Cristo e del suo corpo mistico. Il rapporto ministero-vocazione pone in risalto la caratteristica dialogica dell'azione di Dio verso l'uomo, ma anche il primato dell'iniziativa divina. La vocazione di ogni battezzato è una chiamata alla comunione con Dio e con i fratelli che trova la sua espressione e concretizzazione nel servizio che diventa testimonianza. L'azione pastorale dovrà tendere verso linee di azione che aiutino i fedeli a scoprire in sé questi carismi e a rispondere positivamente alla propria vocazione ministeriale (cf. EvM, n. 2865). Ciò implica un rinnovato atteggiamento ecclesiale e pastorale unitamente a un'attenzione vera, ossia libera da pregiudizi e da opportunismo utilitaristico verso i laici (cf. EvM, n. 2838), il cui intento sia solo quello di contribuire all'edificazione di una Chiesa veramente comunionale e ministeriale.

Circa poi il discernimento, nell'indicare alcuni criteri per la scelta dei candidati ai ministeri laicali si afferma: «È il vescovo che deve compierlo, di fronte all'azione invisibile dello Spirito Santo nelle anime. Ma è opportuno che anche i fedeli non ignorino i segni che, oltre le attitudini e le competenze, permettono di riconoscere queste chiamate divine» (EvM, nn. 2865-2866). Anche il discernimento è, quindi, azione stessa dello Spirito Santo che agisce tramite la Chiesa e coloro che ne sono costituiti guide. Si tratta del compito del pastore che conosce, guida e separa le sue pecore. Il discernimento ministeriale è essenzialmente ascolto dello Spirito e lettura attenta dei segni dei tempi, non è assegnazione di ruoli o di insignificanti titoli onorifici (cf. MnC, n. 557).

test pddm vita in cristo ottobre 2015Brano tratto dall'articolo: Teologia dei ministeri 2, di Emmanuela Viviano, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa, mensile di formazione liturgica e informazione, N. 5, maggio 2016. Per conoscere la rivista visita la pagina di Pddm.it: Rivista-Archivio e la pagina di Paolinestore.it: La Vita in Cristo e nella Chiesa.

 


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