Natale nel mondo, in chiesa, in casa

Natale del Signore - Solennità - Anno C - 2021

Nel cuore portiamo desideri incancellabili. Cercarli non basta, è necessario costruirli.

Natale nel mondo

Dalla Messa vespertina della vigilia fino all’Epifania, la parola di Dio che viene proclamata nelle celebrazioni risuona dei “beni” che il cuore degli uomini vorrebbe possedere sempre: la luce, la pace, la gioia, la giustizia, il dono, la misericordia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce»; «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia»; «Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine». «Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce». «Vi annuncio una grande gioia»; «è nato per voi un Salvatore»; «e sulla terra pace agli uomini»; «la luce splende nelle tenebre»… Sono “beni” universali, perché scritti nel cuore e che il cuore non smetterà mai di desiderare e cercare, perché senza la gioia c’è il pianto, senza la pace c’è la paura, senza la luce c’è l’angoscia, senza il dono c’è la delusione, senza la giustizia c’è la violenza.
Ecco perché il Natale in qualche maniera viene celebrato dal mondo, cioè da tutti, anche se in modi diversi, non appropriati, sbagliati e contraddittori rispetto ai beni desiderati. Probabilmente è proprio questo contrasto clamoroso tra il desiderio e la realtà che contribuisce ad alimentare la “magia del Natale”. Le vicende della nascita di Gesù, raccontate dagli evangelisti con una semplicità e sobrietà disarmanti come fossero avvenimenti normalissimi, hanno un fascino che ravviva i desideri nascosti, delusi, traditi dei “beni”. Infatti, chi non vorrebbe un mondo di uguali, senza prepotenti, senza arroganze, senza guerre, senza egoismi?
Il Natale rinnova ogni anno il confronto triste e deludente tra quello che vorremmo essere e quello che siamo, tra ciò che vorremmo avere e quello che abbiamo. La verifica, anche se si conclude con il lamento sterile sul mondo di prepotenti, disonesti, violenti, falsi, egoisti… è sempre costruttiva. La festa del Natale non cambia il mondo, ma il Bambino festeggiato, che sembra non avere niente, ci si ripropone come colui che ha tutto quello che il cuore cerca. Continuare a ricordarlo, potrebbe - e sicuramente può - impegnare a praticarlo. Bene quindi che il Natale sia festa per tutti.

Natale in chiesa

Il Natale in chiesa - e per chiesa si intende ogni cristiano che cerca umilmente di praticare il Battesimo - non ha il compito di alzare il lamento per i tantissimi che utilizzano il Natale o in maniera non appropriata, scambiando la gioia con la baldoria; o in maniera contraddittoria, parlando di povertà e chiudendo gli occhi sulle miserie; o in maniera irriverente, usando valori universali per la pubblicità di prodotti superflui. È triste che non poche prediche dall’ambone, riprese poi piamente sui social, diano la sensazione che il compito della Chiesa sia quello di segnalare i falsi del Natale rispetto all’originale. Il compito dei cristiani è invece vivere e testimoniare “l’originale”, perché questo soltanto può smascherare e scoraggiare i falsi, dimostrando, possibilmente ogni anno di più, che gli straordinari, unici eventi, raccontati dai vangeli non sono un pozzo di desideri impossibili, ma sentieri per farli diventare progetti. Quali sono questi sentieri? La festa della Santa famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, quest’anno praticamente un prolungamento del Natale, ci offre la possibilità di richiamarli.

Natale in famiglia

Uno sguardo attento ai testi evangelici rivela che la famiglia di Nazaret non è quella poetica dei presepi, ma una comunità di persone che vive gli stessi problemi e difficoltà delle nostre famiglie: la gravidanza problematica di Maria, la nascita disagiata a Betlemme, la fuga in Egitto, il ritorno a Nazaret per evitare la violenza di Archelao, figlio di Erode, la vita quotidiana con questo bambino, annunciato come «grande e figlio dell’altissimo» che invece è esattamente come gli altri bambini… L’episodio del Vangelo proclamato in questa domenica racconta come in questa famiglia non sia mancato niente di ciò che non manca a noi. Dopo tre giorni di ricerca affannosa del figlio disperso, la madre dice: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Se non sapessimo chi ha pronunciato queste parole a un figlio dodicenne, faremmo fatica ad attribuirle a Maria, anche a nome di Giuseppe; così come Maria e Giuseppe, da genitori, fecero fatica a capire la risposta del figlio: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
La Festa della Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, mentre socialmente, ma anche un po’ spiritualmente, continua la “magia” del Natale, indica i sentieri che fanno scendere la luce, la pace, la gioia, la giustizia, il dono… dai sogni all’impegno della costruzione quotidiana: l’“eccomi!” alla volontà che Dio ci annuncia attraverso l’ “angelo” delle persone, dei fatti e delle situazioni, e l’osservanza del “suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri”. In tutte le famiglie - quella del mondo, della chiesa, della casa – si vive cercando di soddisfare ciò che il cuore reclama, cercando e sperando di trovarlo o qua o là o su o giù. La famiglia di Nazaret ci ricorda che non lo si trova, ma lo si costruisce.


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