Nella fede niente saldi

VI domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2022

Quando il Vangelo sembra troppo esigente in realtà è soltanto coerente.

La parola di Dio di questa domenica può sorprende per la sua durezza. Quel deciso: «Maledetto» all’inizio della prima lettura, riservato «all’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore», sembra quasi un’imprecazione. La sorpresa diventa più forte nell’ascoltare i minacciosi: «Guai a voi, ricchi… Guai a voi, che ora siete sazi… Guai a voi, che ora ridete… Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi». È un linguaggio duro, tanto più perché è dell’evangelista Luca, definito da Dante Alighieri lo «scriba mansuetudinis Christi» (il narratore della misericordia di Gesù), perché nel suo testo si trovano i brani più “misericordiosi”: il pastore con la pecorella smarrita sulle spalle; il samaritano che ha compassione del ferito; il maestro che si fa accostare dalle peccatrici e fa festa in casa di Zaccheo; che rivela Dio come Padre misericordioso che abbraccia il figlio che torna da lui per fame… Abituati alle Beatitudini secondo Matteo, così belle anche dal punto di vista letterario, quelle secondo Luca quasi lasciano l’amaro in bocca. Come mai questa differenza? Attenzione al luogo dove vengono proclamate: secondo Matteo sul “monte” (il luogo dove Dio parla e rivela la sua volontà); secondo Luca in “un luogo pianeggiante” (il quotidiano dove la parola di Dio viene messa in pratica). Chissà!? Forse Luca, conoscendo il testo di Matteo, ha voluto rafforzarne il messaggio per evitare che i “poveri in spirito” non avessero alcuna parentela con i poveri concreti.

Scelta esigente, pratica clemente

Un ascolto più attento della Parola rivela, però, che tra la misericordia e i “guai a voi” un po’ minacciosi non c’è nessuna contraddizione. Gesù è veramente il misericordioso che traspare dalle sue parabole e dal suo comportamento con tutti i deboli, i malati, i peccatori che ricorrono a lui. Ma non con coloro che non vogliono scegliere, preferendo stare nel mezzo, un po’ di qua e un po’ di là. «A tutti, diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”» (Lc 9,23); «colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,27). In medio stat virtus, sentenziavano gli antichi filosofi. Nella fede questa massima non vale. Gesù non ha limiti nel perdonare, ma non accetta incertezze o sconti nel decidere per lui. A colui che gli dice: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia»; risponde: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,61-62). Se siamo decisi nell’accettare i suoi «Guai a voi», è sicura la sua misericordia anche se nel praticare i suoi «Beati voi» rallentiamo, incespichiamo, deviamo.

Scommettere e affidarsi

È davvero possibile prendere sul serio che i ricchi non otterranno consolazione, che i sazi avranno fame, che quelli che se la ridono saranno nel dolore e piangeranno…, quando tocchiamo con mano che le cose non stanno e non vanno così? Come si fa a dare ascolto a Isaia che dichiara: «maledetto l’uomo che confida nell’uomo… Benedetto l’uomo che confida nel Signore»; e al salmista che afferma: «beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, … ma nella legge del Signore trova la sua gioia», quando la nostra esperienza dimostra che beati sono i ricchi, quelli che se la spassano, quelli che non gli manca niente?
Un giorno quelli che ascoltavano mentre parlava della ricchezza come ostacolo alla salvezza, dissero a Gesù: «E chi può essere salvato?». Egli rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio» (Lc 18,26.27). Questa è la risposta: è possibile fare la scelta affidandosi al Signore. Certamente è di aiuto riflettere sulla ricchezza che non dà la felicità che promette e che appare: non mancano storie sulla triste fine di personaggi straricchi di tutto, e allarmi su come la cupidigia sta riducendo terra, ma ciò che rende possibile accettare la logica del Vangelo, alternativa alla nostra, è credere nella risurrezione, cioè vivere con lo sguardo oltre l’orizzonte umano.
«Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini», avverte san Paolo. Siamo da commiserare anche quando - può capitare… - diciamo di credere nella risurrezione, ma ci aggiustiamo un po’ tra i «Beati voi» e un po’ tra i «Guai a voi». Attenzione! Nella fede non ci sono saldi.


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