No a Chiese belle e cristiani brutti

Dedicazione della Basilica Lateranense - Festa

Il tempio di Dio è l’uomo vivente.

La festa della Dedicazione della Basilica lateranense, che quest’anno sostituisce la liturgia della domenica, suscita qualche domanda: che senso ha fare festa per una chiesa “edificio”, per una costruzione di pietre? Non si rischia di meritare la “frusta di cordicelle” di Gesù, che ha affermato in modo indiscutibile la marginalità del tempio di pietre rispetto a quello vivo del suo corpo? «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» - il tempio del suo corpo, precisa l’evangelista - rispose provocatoriamente ai Giudei che volevano sapere chi gli avesse dato l’autorità di cacciare i mercanti, e i cambiavalute.

È più che comprensibile l’esultanza per l’erezione della Basilica del Laterano a Roma, la prima chiesa cristiana costruita nel 314 d. C. per volontà dell’imperatore Costantino, dopo tre secoli di persecuzioni, di tribolazioni, di scherno. Ora finalmente i cristiani potevano testimoniare che Dio non abita nei templi, perché la sua abitazione è la comunità dei credenti, e il tempio di pietra (la basilica e tutte le altre) è un segno per affermare la presenza e la diffusione del Vangelo e per accogliere il «il tempio santo di Dio che siamo noi».
Ma oggi che senso ha fare festa per la chiesa “madre” del Laterano e per tutte quelle che costellano il nostro paese?

Piccolo segno per una grande realtà

Possiamo fare festa per la chiesa di pietra del Laterano, e di riflesso per quelle dove le nostre comunità si riuniscono, anche la più modeste, umili, piccole, disadorne, soltanto se esse sono il segno del nostro essere tempio di Dio.
Possiamo fare festa per le chiese di pietra, grandi e magnifiche come quella del Laterano, e anche per le piccole e umili come quella dell’ultimo paese di montagna, senza tradire il Dio che va adorato in spirito e verità, soltanto se le comunità che vi si raccolgono sono “tempio di Dio”, capaci di riversare l’annuncio del Vangelo sulle terre aride del nuovo paganesimo.
Possiamo fare festa per una chiesa di pietra, evitando la “frusta di cordicelle” di Gesù, soltanto se le nostre comunità e i singoli cristiani testimoniano come e perché esse sono il «il tempio santo di Dio».
Comunità cristiane sbiadite, sciatte, scoraggiate, abitudinarie, assuefatte a liturgie e riti paludati ma vuoti, non sono un panorama molto diverso da quello che fece ricorrere Gesù alla "frusta di cordicelle" quando trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore, colombe e cambiamonete.

Cristiani belli

Cristiani spenti, umbratili, incerti, sempre un po’ di qua e un po’ di là, paurosi di portare la testimonianza negli ambienti di vita e di lavoro, non sono “tempio di Dio” anche se vantassero una cattedrale più bella di quella del Laterano. Oggi le chiese di pietra non ci mancano, anche bellissime, e cariche di storia e di arte, ma vedendole, ammirandole, abitandole ci chiediamo: “Siamo belli al meno un po’ come esse? La nostra fede è visibile, alta come esse? Le nostre celebrazioni danno gioia, rallegrano gli occhi e il cuore come esse?”. Meditiamo, gente! Perché non c’è panorama peggiore di quello che mostra le chiese di pietra belle, curate, grandiose, e le chiese di pietre vive brutte, sciatte, meschine.


Condividi

no-a-chiese-belle-e-cristiani-brutti.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2025 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA