Non privazioni ma conquiste

III Domenica di Quaresima - Anno B - 2018

I no che la fede chiede non sono privazioni, ma scelte per raggiungere beni più grandi. Per una fede gioiosa è necessario essere convinti che i no di Dio sono un bene più grande dei sì degli uomini.

La Quaresima, come già detto, non gode di buona fama, perché evoca immagini di privazioni, di cose da togliere, di beni a cui rinunciare. In effetti la Parola di questa terza domenica sembrerebbe confermare questa tradizione e questa sensazione. La prima lettura ci ripropone i comandamenti: tutti "no" eccetto il quarto: "Onora tuo padre e tua madre". Il vangelo ci mostra Gesù per niente misericordioso, ma armato di una frusta di cordicelle, per far capire a venditori e cambiamonete che certe pratiche nel tempio non si devono fare. San Paolo ci esorta a non lasciarci scoraggiare se i Greci e gli Ebrei ci guardano dall'alto in basso come quelli che "annunciamo Cristo Crocifisso". Siamo praticamente davanti un muro di no. Più quaresimali di così! Eppure il salmo che siamo invitati a pregare va in tutt'altra direzione: "La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima, i precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore".

Come è possibile armonizzare le nostre sensazioni di fronte ai "no" con l'anima rinfrancata e il cuore gioioso? Più in generale: come essere sicuri che il Signore vuole la nostra gioia? Dal momento che il Signore non può ingannare, ci deve essere un nostro fraintendimento. È così, infatti, e non è difficile scoprirlo. Lo sa anche la psicologia che i no vengono accettati soltanto da chi comprende che, i risultati positivi a cui essi conducono, sono più grandi delle privazioni che impongono. Le rinunce che richiedono gli allenamenti non sono percepiti come privazioni, se portano al raggiungimento della forma per vincere la gara.

Proviamo, allora, a leggere i a cui conducono i no dei Dieci Comandamenti. I primi tre propongono una persona che non ha il cuore diviso, perché ha un solo Signore, e soltanto davanti a lui piega la schiena e le ginocchia. Niente male in una società di opportunisti, di cambia bandiera, di sbandati, di devoti dell'ultima moda. Una persona che ha un solo Dio vive con riferimenti chiari, perciò non solo non dimentica i suoi genitori, ma li onora; non solo non uccide, ma si preoccupa di far vivere le persone che lo circondano e che incontra; ritiene la fedeltà un valore non solo con il coniuge, ma con tutti; rispetta ciò che è degli altri, persino i beni pubblici, come se fosse suo, rifiutando la corruzione; è sincero e veritiero, libero da gelosia e invidia. Una persona così è proprio una persona bella. Non si diventa così limitandosi a non uccidere, a non ingannare, a non rubare, a non... ma amando la vita propria e degli altri, rifuggendo dalla mediocrità del semplice non fare il male, e impegnandosi a fare il bene.

Veniamo a Gesù. Chi scaccia dal tempio? I mercanti e i cambiamonete, gente meschina che strumentalizza il tempio di Dio per interessi di bottega, sfruttando la fede per i propri guadagni. Figuriamoci, quindi, se si fa problemi a rispettare il tempio "vivente" di Dio che sono le persone, seguendo i Dieci Comandamenti. Non onorando l'unico Dio - i primi tre comandamenti - non terrà in alcuna considerazione gli altri sette, come li smaschera Gesù a proposito del quarto comandamento: "Voi, invece, se uno dice a suo padre o a sua madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è Korbàn, cioè offerta a Dio, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre" (Mc 7,11-12).

Un altro modo per accogliere i no della fede con l'anima rinfrancata e il cuore gioioso è accettare quei no liberamente, perché se ne è compresa la portata positiva. Come dicevamo, per chi vuole raggiungere un traguardo positivo, liberamente scelto, i sacrifici e le privazioni necessari per arrivarci non sono punizioni, ma passi verso la meta.

Per accogliere i no della parola di Dio come un allenamento per raggiungere dei sì più grandi, non lasciamoci sfuggire questa Quaresima che cammina velocemente verso la Pasqua. Viviamola non imponendoci piccole o grandi rinunce di cose o azioni che, terminato il tempo liturgico riprenderemo, imponiamoci invece allenamenti di adorazione più limpida verso l'unico Signore, e atteggiamenti di più verità, più bontà, più solidarietà, più rispetto, più serenità verso i fratelli che possano rendere più efficace la testimonianza che la "stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini", cioè che i no di Dio danno più gioia dei degli uomini.


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