Non spegnere gli interrogativi difficili

XVII Domenica Tempo Ordinario - Anno B - 2015

Le letture di questa XVII domenica del tempo ordinario sono un invito a tener desto lo stupore e le domande profonde di fronte ai segni che Dio ci offre, in particolare l'Eucarestia, profetizzata nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

"Come posso mettere questo (venti pani d'orzo e grano novello) davanti a cento persone?", dice il servitore ad Eliseo. "Che cos'è questo (cinque pani d'orzo e due pesci) per tanta gente?", si domanda l'apostolo Andrea. Eppure, le cento persone "mangiarono e ne fecero avanzare". Eppure, i "circa cinquemila uomini" mangiarono e rimasero "dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo".

E' difficile immaginare un discorso, per quanto lungo, dotto e sapiente, che illustri la diversità tra il mondo degli uomini e quello di Dio meglio di questi interrogativi umani e di queste risposte divine. Questa domenica, con la proclamazione della prima moltiplicazione dei pani, ci invita a entrare nei panni del servitore di Eliseo e dell'apostolo Andrea, per tenere vivi i loro interrogativi, ogni volta che i nostri occhi e i nostri pensieri dubitano che possa esserci una realtà diversa da quella che essi possono vedere e capire, e per essere disponibili ad accogliere le risposte, credendo che a Dio è possibile ciò che a noi è negato.

Tenere vivi gli interrogativi...

Sì, perché, prigionieri come siamo dai moloch della scienza e dell'apparenza, essi rischiano di scomparire, rendendoci prigionieri tranquilli di ciò che vediamo, tocchiamo, sentiamo, senza nessuna inquietudine per ciò che potrebbe esserci "oltre".

Per non allargare troppo e annacquare la nostra riflessione, stimolati dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci - straordinario segno profetico dell'Eucaristia - limitiamoci a riflettere brevemente sulla Messa della domenica, pensando non a coloro che non vi partecipano (hanno fatto la loro scelta!), ma a noi che la celebriamo.

Nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, «la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: "Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!"». Nella Messa, "segno" molto più straordinario di quello accaduto sulla riva del mare di Tiberiade, dovremmo ogni volta lasciarci invadere dall'interrogativo: "Come può accadere questo?", e accogliere ciò che in essa accade con trepidazione e meraviglia. Può accadere invece – e accade! – di ridurre tutto a qualcosa di normale, a un rito che non ci interroga più, e, perciò rischia di non essere "vissuto", ma lasciato scorrere seguendo ciò che fanno gli altri, compresa la comunione.

Se è così, fermiamoci e interroghiamoci!

Il brano di vangelo ci offre uno stimolo straordinario: il ragazzo che mette a disposizione di Gesù i suoi cinque pani e due pesci. Gesù, che poteva agire diversamente in modo molto più clamoroso, scelse di partire dalla disponibilità del ragazzino. Se vogliamo vivere la nostra Messa, dobbiamo portare con noi la disponibilità a mettere in comune i nostri "cinque pani e due pesci". Cos'è? E' tante cose. San Paolo ce lo traduce così: "Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace".

Qual è la chiamata che abbiamo ricevuto?

Renderci disponibili all'impegno di diventare "un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti".

Traguardo impossibile? No, se permettiamo al Signore di intervenire, rispondendo al suo invito con la disponibilità a mettere a sua disposizione i nostri "cinque pani e due pesci", umanamente inadeguati, potentissimi nelle sue mani.


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