Occhi nuovi per vedere oltre le apparenze

IV Domenica di Quaresima - Laetare - Anno A - 2020

L'oscura esperienza di questo misterioso virus ci stimoli a ritrovare la giusta visione delle cose.

In questa domenica così diversa da ogni altra nostra domenica (con le chiese chiuse possiamo ascoltare la Messa soltanto in TV) la parola di Dio ci propone David, scelto come re di Israele, nonostante fosse il più piccolo dei fratelli, e il cieco nato al quale Gesù ridona la vista. Con questi fatti e con questi personaggi il Signore ci parla del nostro oggi e ci invita a viverlo secondo il suo messaggio. Chiamati a meditarla come mai avremmo immaginato, forse da soli o in famiglia chiusi in casa, impauriti e angosciati per il Covid – 19, la Parola va ascolta con particolare attenzione.

Il cuore e l'apparenza delle cose.
Diceva il Signore al profeta Samuele, che cercava un re tra i giovanotti più alti e più forti: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore».

Dice il Signore a ciascuno di noi: "Nell'affrontare questa situazione, non fermatevi all'apparenza delle cose. Cercate di individuare e capire le cause e i significati profondi di ciò che accade. Perché la sanità pubblica si è dimostrata così inadeguata ad affrontare la situazione, facendosi trovare senza reparti adeguati e strumentazioni indispensabili? Non è questo il risultato dell'aver preferito soddisfare esigenze più leggere e appariscenti rispetto a quelle pesanti e concrete della malattia e della morte? Sono stati smantellati tantissimi ospedali a favore di piste ciclabili, palestre, centri benessere, parchi giochi, resort... per stare bene (giusto!), per stare più che bene (attenti!), per stare sempre bene (illusione!). Colpa dei politici? Anche. Ma colpa nostra, perché erano queste le cose che noi chiedevamo. Così non ci siamo accorti che la nostra visione si stava offuscando fino a diventare ciechi, come il mendicante del vangelo.

Occhi nuovi
Dobbiamo chiedere a Gesù di ripetere con noi il rituale compiuto con il cieco. Il gesto «sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco» - per noi stranissimo - richiama la creazione dell'uomo «dalla polvere della terra»: occhi "ricreati", rifatti nuovi per una vista nuova. Anche noi dobbiamo lasciarceli "ricreare", per averli nuovi. Abbandonato l'ottimismo supponente della invincibilità del progresso tecnico – scientifico (basta un virus ultramicroscopico per creare una crisi mondiale...), dobbiamo superare il contagio della mentalità che ci ha infettato tutti, consistente nel ritenerci "come Dio", perciò di poter decidere il bene e il male, mettendoci in alternativa con la sua volontà.
Ce la faremo? Ce la possiamo e dobbiamo fare a cominciare da ciascuno di noi, tornando all'essenziale e puntando su quello. Se ci avessero detto che avremmo dovuto passare giorni e settimane chiusi in casa, senza bar, senza cinema, senza supermercato, senza discoteca, senza andare a trovare i parenti, senza... lo avremmo ritenuto impossibile. Invece stiamo sperimentando che si può fare, basta avere occhi nuovi.

Fiducia nella valle oscura
In questa domenica la liturgia ci invita ad avere fiducia nel Pastore: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me». Sia questa la nostra preghiera in questa domenica. Se oggi il Signore non ci può preparare la mensa del suo corpo e del suo sangue, c'è la sua Parola a crearci occhi nuovi. Sappiamo accoglierla.


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