Il vicario di Cristo riparte dal «pasci le mie pecore».
Quando domenica 4 maggio verrà proclamata la parola di Dio, molti penseranno che il brano del vangelo sia stato scelto per la situazione storica che si sta vivendo: la morte di Papa Francesco e l’attesa per il nuovo Papa, che verrà eletto nel conclave che aprirà nel pomeriggio del 7 maggio. Non è così. Il brano del vangelo, seguendo il calendario liturgico, sarebbe stato lo stesso anche con papa Francesco vivo. Però la coincidenza del «pasci le mie pecore» di Gesù a Pietro con i presenti avvenimenti stimola a riflettere sul ministero pietrino e dei suoi successori.
Appena superati lo sgomento e la tristezza per la morte di papa Francesco, tutti i media del mondo hanno iniziato a fare previsioni, supposizioni, indagini su chi sarà il nuovo Papa, adoperando categorie politiche: destra, sinistra centro, progressista, conservatore…, e biografiche: età, provenienza, data della nomina, carriera… Tutto questo è legittimo, inevitabile e per molti aspetti perfino utile, perché veicola informazioni sulla Chiesa che generalmente i media trascurano, ma non tiene conto che nell’elezione del Papa c’è una presenza non rilevabile con i criteri e strumenti umani: lo Spirito Santo. Dire così comporta che i non credenti (diciamo così) ti guardano come uno che crede che al volo degli asini, mentre i credenti (diciamo così) si dichiarano d’accordo, ma con una sfilza di “però” che riporta alle motivazioni politiche e sociologiche.
Non è facile credere allo Spirito Santo, perché è una questione di fede, ma anche perché lo si pensa, come nelle immagini, come una forza che scende dall’alto e indica concretamente nome e cognome del candidato. Ovviamente non è così. Lo Spirito Santo sospinge misteriosamente ad adoperare al meglio tutte le capacità di intelligenza, di conoscenza e di amore alla Chiesa. Non è una prova, perché nella fede non ci sono prove, ma una indicazione interessante è il fatto che il papa eletto non è quasi mai quello che umanamente si prevedeva; e che quello scelto, a parte per l’immancabile gruppo dei “quello di prima era meglio”, si rivelerà proprio quello che ci voleva, come si può verificare seguendo la storia di quelli che abbiamo conosciuto: Giovanni XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco.
Un’altra consuetudine non esatta è indicare il nuovo Papa come successore del precedente, perché ogni nuovo Papa riparte dalla “sorgente”, cioè da colui al quale Gesù ha affidato l’incarico: Pietro. Ciò vuol dire che quello nuovo non va confrontato per similitudine o per contrasto con chi lo ha preceduto, ma da come sa essere con il suo carattere, la sua età, la sua storia, la sua esperienza successore di Pietro.
Per riflettere su ciò che Gesù ha voluto da Pietro per affidargli la sua Chiesa e cosa vuole da coloro che gli succedono riprendiamo in mano il brano di vangelo della liturgia per meditare su un fatto e un’immagine bellissimi e straordinari: «Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare». Un gesto così rivela e denota un amore insuperabile per Gesù, capace di far risalire da promesse mancate e tristi rinnegamenti, come confermato dallo stesso Gesù con la triplice domanda: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?»; e dalla risposta di Pietro che contiene la consapevolezza della sua debolezza e della sua forza: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».
Chi sarà il nuovo Papa, e come eserciterà il suo mandato? Non dobbiamo avere il minimo dubbio: lo Spirito Santo che abbiamo visto in azione negli ultimi grandi e santi papi opererà anche con il nuovo e con quelli che verranno. Perciò ciò che serve e che possiamo fare non è cercare di indovinare, ma pregare.