Per una pace "disarmata e disarmante"

VI Domenica di Pasqua - Anno C

Viviamo la pace e sarà pace. Noi siamo la pace.

«Pace a voi!». È il saluto che Gesù rivolge agli apostoli «la sera di quel giorno, il primo della settimana [Pasqua], mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei». Per una di quelle coincidenze che a volte accadono e sorprendono, queste sono state anche le prime parole che Robert Francis Prevost, diventato papa Leone XIV, ha rivolto alla folla nel suo primo affaccio dalla loggia della Basilica di San Pietro: «La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!».
Davanti a oltre 150.000 fedeli, papa Leone XIV, con un’emozione che gli si leggeva chiaramente sul volto, ha ripetuto la parola pace dieci volte, facendo intendere l’importanza che darà alla pace in questo nostro tempo triste, caratterizzato da «una guerra mondiale a pezzi», come la chiamava papa Francesco, che compie stragi e distruzioni impreviste e inaspettate.
A questa stessa parola, in una frase che rimarrà sicuramente nella storia del suo pontificato, il nuovo Papa, ha unito due aggettivi: «Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante. “Disarmata” perché non impone, non minaccia, non alza muri, ma ponti; “disarmante” perché toglie le armi dalle mani del violento, con la nonviolenza evangelica: “a chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica” (Lc 6, 29), che si costruisce con il dialogo, la perseveranza e l’amore incondizionato». Una strada che Papa Prevost ha proposto coraggiosamente ai potenti del mondo, rendendosi disponibile ad appoggiare e incoraggiare tutti i tentativi per far cessare le guerre in corso.

La pace di Cristo e la pace del mondo

Nello scegliere la pace come impegno di base del suo papato, Leone XIV ha specificato che la pace augurata e cercata non è quella del mondo ma quella di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi». È una precisazione necessaria nell’attuale situazione mondiale quando non mancano i pacifisti litigiosi, urlatori e violenti dei talkshow televisivi, dei partiti e della comunicazione, che il Papa nell’incontro con la stampa ha esortato: «Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra».
La pace che dà il mondo è la mancanza di conflitti ottenuta con la resa del più debole e l’impossibilità di rivalersi sull’altro; con la deterrenza; con la paura di incorrere in guai più pesanti. Questa pace c’è quando non ci sono guerre “guerreggiate” lontane da noi e non interessanti per i media; quando le minoranze sono ridotte al silenzio; quando gli emarginati e gli esclusi sono rassegnati alla loro condizione. È quella che vorrebbero Putin, Netanyahu, Trump.

«Viviamo bene e i tempi saranno buoni» sant’Agostino

Quanto detto fin qui, partendo dal messaggio di papa Leone XIV porta necessariamente a una domanda: “Noi, semplici cristiani quotidiani, cosa possiamo fare per partecipare alla costruzione della pace, senza mezzi e opportunità per intervenire e farci sentire? Queste cose non sono per noi, ma per i “grandi”; sono essi che devono preoccuparsene e risolvere”.
Se pensassimo così e soprattutto se ci si comportassimo così, ci metteremmo fuori dalla Chiesa e dalla storia. Le guerre con i missili, i droni, le bombe, i soldati non scoppiano non si sa come e all’improvviso, ma preparate da pensieri e parole “armate”, da azioni egoistiche, violente e prepotenti; dalla ricerca del potere, del successo, del guadagno; dal disinteresse per gli altri che serpeggiano dentro di noi, nelle famiglie, nei condomìni, nel lavoro, nella politica, in tutti i luoghi che abitiamo. La costruzione della pace alla nostra portata è individuarle e combatterle. Papa Leone XIV ha ammesso: «Viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare, che rappresentano una sfida per tutti noi e da cui non dobbiamo fuggire». Cosa fare? Chiudere gli occhi e rifugiarci nel lamento? L’agostiniano pontefice ha citato il suo maestro, sant’Agostino: «Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi». Come dire: non rimpiangiamo la pace. Viviamo la pace e sarà pace. Noi siamo la pace.


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