Le condizioni per essere ascoltati ed esauditi.
Gli evangelisti, soprattutto Luca, riferiscono che Gesù pregava, a volte per tempi molti lunghi, anche per tutta la notte (Lc 6,12). Questo aveva suscitato nei suoi discepoli interesse, curiosità, e anche il desiderio di non rimanere svantaggiati rispetto a quelli di Giovanni Battista. Un giorno, infatti, gli chiesero: «Signore, insegnaci a pregare». Gesù accettò la proposta e aprì una “scuola di preghiera” (come si dice adesso) con la quale dobbiamo confrontarci, per verificare se abbiamo imparato la lezione. Procediamo per punti.
1. Il destinatario
È il Padre. A lui dobbiamo rivolgerci con fiducia e amore filiale, perché è buono e sempre disponibile ad ascoltarci. La liturgia ce lo ricorda con la prima lettura nella quale Dio dimostra con Abramo una bontà di un papà che accetta benevolmente, quasi giocando, di esaudire le richieste di un bambino piccolo.
2. La base di partenza
Il Padre è Dio. Siamo noi a doverlo servire, non viceversa. Il nostro istinto ci spinge a chiedergli di rendersi disponibile ai nostri desideri e alla nostra volontà: “O Dio, dammi questo… O Dio, fa’ che…”. Gesù indica l’atteggiamento contrario: siamo noi a dover renderci disponibili alla sua santità e alla sua volontà: «sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno».
3. Le richieste
Le cose da chiedere sono una vita sobria e buona che non si affanni dietro al superfluo, e non sia costretta a situazioni umilianti, come la miseria e la fame: «dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano». «Non darmi né povertà né ricchezza – come dice il libro dei Proverbi - ma fammi avere il mio pezzo di pane» (30,8).
4. Le condizioni per essere ascoltati
A pregare deve essere sempre il plurale: il “noi”, il “nostro”. Dio ci accoglie se non ci presentiamo a lui da soli, ma con tutti i suoi figlie e figlie: “dacci”, “perdona a noi”, “non abbandonarci”. Di nuovo ci viene in soccorso Abramo che non chiede per sé ma per gli altri.
Il segno della sincerità del “noi” e del “nostro” è il perdono reciproco: «perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore», nella consapevolezza che tutti possiamo mancare senza il suo aiuto: «non abbandonarci alla tentazione».
5. Ascolto e accoglienza
Se la nostra preghiera è così, Gesù ci assicura che saremo ascoltati: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto».
6. Il dubbio
Ma è vero che siamo ascoltati? “Abbiamo pregato tanto tutto è andato come se non avessimo pregato”.
Attenzione alle parole di Gesù! «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Gesù ci assicura che il Padre ci darà lo Spirito Santo, cioè colui che, chiedendo, cercando, bussando, senza arrendersi come l’uomo della parabola, ci fa capire che Dio ci sta esaudendo, non come un distributore automatico all’introduzione della moneta, ma come un Padre che è Dio, perciò ci conosce come nemmeno noi ci conosciamo, e sa ciò di cui abbiamo bisogno come noi stessi non sappiamo.
7. La garanzia
«Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà» (Gv 16,23). Il primo della fila del “noi” e del “nostro” della preghiera deve essere Gesù: in lui, con lui, per lui.