Pregare è credere

XVII domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2022

Mettere le nostre richieste nelle mani di Dio vuol dire affidarsi a lui.

«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto». Questo invito, conciso e deciso, con cui Gesù chiude la risposta alla domanda dei discepoli: «Insegnaci a pregare», lascia sempre timorosi, perché, essendo parole di Gesù, sarebbe presunzione imperdonabile ritenerle sbagliate; ma in realtà fatichiamo ad accettarle, perché la nostra esperienza racconta che raramente ci si sente ascoltati ed esauditi.
“Ho pregato tanto, ma non è successo niente”; “Ho chiesto la guarigione di mia madre. È morta. Ho supplicato che mio figlio non prendesse una brutta strada. L’ha presa”; “Ho chiesto accoratamente un po’ di salute. Sono piena di acciacchi”; “Tutti a pregare per la pace nel mondo, per gli affamati, per la violenza… Tutto continua come prima”. Come si può dire che Dio ci ascolta?

Non dobbiamo avere timore di queste domande, che da sempre e sempre si insinuano nelle creature che vorrebbero il creatore a loro misura e pronto all’uso. Anche nei Testi Sacri, infatti, in modo particolare nei Salmi e profeti, esse abbondano: «Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto!» (Sal 30,11); «Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: “Violenza!” e non salvi? Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione?» (Ab 1, 2-3).

Le nostre preghiere nelle mani di Dio

«Chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto». Se lo dice Gesù, dobbiamo credergli. Ma allora dove vanno a finire le nostre richieste? Vanno a finire nelle mani di Dio. E qui cominciano i nostri problemi, perché i suoi pensieri non sono i nostri pensieri, le sue vie non sono le nostre vie (Is 55,8); il suo angolo di visuale non è il nostro, così come la sua valutazione delle priorità non è la nostra; nemmeno il tempo è lo stesso del nostro: «davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno» (2Pt 3,8). Questa distanza, infinita, tra noi e Dio ci mette in difficoltà. Eppure comprendiamo quella dei genitori che accettano le richieste dei bambini, che piangono perché non ottengono quello che chiedono, senza capire che assecondarli sarebbe dannoso; così come riteniamo saggezza non cedere alle proteste irruente degli adolescenti, perché sarebbe diventare complici di scelte dannose; e non ci meravigliamo nemmeno quando i figli non cedono ai genitori anziani non più autosufficienti che rifiutano la badante. La distanza tra noi e Dio è più grande di ogni distanza umana.

Per capire e accettare la conclusione della “scuola di preghiera” di Gesù: “chiedete, cercate, bussate!” è necessario ricordare l’inizio della lezione: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno”». Come bambini piccoli affidiamo le nostre richieste nelle mani di un Padre immenso. Prima di chiedergli il pane quotidiano, o il perdono, o qualsiasi cosa dobbiamo essere consapevoli di questa realtà. Perciò dovremmo sempre iniziare e chiudere le nostre richieste con questa presa di consapevolezza: «Oh, Dio, il tuo mare è così grande e la mia barca così piccola» (Kenneth O'Donnell). “Ma è tanto difficile!”. È il difficile della fede.

«Sia fatta la tua volontà»

Paragonare Dio, come fa Gesù, a un uomo che accontenta un amico soltanto perché “invadente” è sorprendente, quasi poco rispettoso. Molto diverso sembra Dio che benevolmente, quasi giocando, esaudisce all’istante le richieste di Abramo. In realtà il patriarca viene esaudito perché chiede a Dio di essere quello che egli è: misericordioso. L’apostolo Giacomo suggerisce: «Voi che dite oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni, mentre non sapete quale sarà domani la vostra vita! Dovreste dire invece: “Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello”». Iniziare e concludere ogni richiesta con un fiducioso “Se Dio vuole”, è ciò che indica Gesù con il suo «chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto».


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