Chiediamo e ci sarà dato, cerchiamo e troveremo, bussiamo e ci sarà aperto.
La scena è straordinaria. Mosè sta «sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio», e con Aronne e Cur pronti a sorreggergli le braccia quando per la stanchezza le lascia cadere. Giù nella pianura Giosuè combatte contro Amalek. Quando le braccia di Mosè sono in alto, Giosuè vince, se si abbassano, perde. Con l’aiuto dei due assistenti le mani di Mosè rimangono ferme fino al tramonto del sole e il suo popolo vince la battaglia. È difficile pensare a un’immagine più eloquente per un messaggio fondamentale: senza la preghiera si perde la battaglia, e senza la battaglia la preghiera non serve.
Gesù per convincere i discepoli della «necessità di pregare sempre senza stancarsi mai», ricorre alla parabola ardita (un parallelo tra Dio e un giudice disonesto non è usuale) della vedova che con la sua insistenza costringe il giudice disonesto a risolverle la pratica. Questa esortazione di Gesù è alla nostra portata? Non sembra proprio, perché quell’avverbio, «sempre», ce la rende praticamente impossibile. “Come si fa a pregare sempre? E la famiglia, e il lavoro e tutto il resto chi lo fa?”
Non potendo dubitare che Gesù l’abbia detta giusta, dobbiamo cercare una possibile soluzione. Non può essere passare tutto il giorno in un continuo e ininterrotto Padre nostro e Ave Maria in contemporanea con gli impegni quotidiani, che porterebbe fatalmente a non fare bene né le preghiere, né le azioni. Non può essere nemmeno dividere come i monaci le ore: due nell’orto e due in chiesa, perché fuori dal chiostro la vita di oggi non permette di interrompere il lavoro per ritirarsi in un angolo a pregare il Rosario o a leggere una pagina di Vangelo. Allora? E allora c’è il rischio di ricorrere alla usuale furbizia di aggiustare il Vangelo quado è troppo esigente: “Sì va bene, ma il sempre di Gesù non significa proprio sempre. Vuol dire si deve pregare sempre quando è possibile trascurare le cose importanti”.
Una soluzione giusta ci deve essere, perché Gesù non parlava mai tanto per parlare. Infatti la soluzione c’è ed è far diventare preghiera l’unico «sempre» nella nostra disponibilità: vivere. Qualsiasi cosa facciamo, dovunque ci troviamo, noi viviamo; perciò alla richiesta di Gesù si può rispondere pregando con i pensieri, le parole, le azioni che ci stanno impegnando. Questo non significa dire il Padre nostro mentre cuciniamo o guidiamo l’auto, o chiacchieriamo con gli amici, o soffriamo, o gioiamo…, e nemmeno invocare, lodare ringraziare, impetrare, chiede perdono… per quello che abbiamo fatto, che stiamo facendo, che faremo, ma fare qualsiasi cosa pensando, ricordando, facendo, progettando, gioendo, soffrendo... secondo la sua volontà. Così pregare diventa tenere alto il bastone fino al tramonto del sole come Mosè sul monte.
“Ma, serve pregare?”. Alla domanda Gesù risponde senza alcuna esitazione: «chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» e Dio esaudirà «prontamente». Ed ecco un altro avverbio che ci manda in crisi: “Ma se ho pregato tanto, non è cambiato niente e non cambia niente!?”
Per convincerci che la preghiera viene esaudita, Gesù ricorre al parallelo tra Dio e un uomo che accetta solo per sfinimento di alzarsi dal letto per dare tre pani a un amico che ha ricevuto un ospite senza preavviso.
Non siamo ancora convinti? Gesù provvede con una domanda provocatoria: «Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce?» «Darà»! Noi vorremmo che la finale fosse stata: “vi darà quello che chiedete”. Invece è diversa: … «quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Delusione! “Va bene lo Spirito Santo, ma noi avevamo chiesto la salute, il lavoro, la pace, niente terremoti e alluvioni…”.
Lo Spirito Santo è il dono che sta prima, durante, dopo tutti gli altri, perché fa comprendere che davvero Dio ci esaudisce prontamente e che nessuna preghiera va mai persa, e che, anche se non lo vediamo, non lo sentiamo, non lo verifichiamo, ci sta concedendo cose buone. Perciò fidiamoci di Gesù: chiediamo e ci sarà dato, cerchiamo e troveremo, bussiamo e ci sarà aperto.