Quando ci sembra che il Signore dorma

XII Domenica Tempo Ordinario - Anno B - 2015

Se ci sembra che Gesù dorma mentre siamo in pericolo, prendiamo coscienza che siamo noi che dormiamo e abbiamo bisogno di svegliarci, per poter seguire la direzione che Lui ci indica.

La scena, narrata dall'evangelista Marco con la sobrietà che lo contraddistingue, è bellissima. Cera tanta gente sulla riva del lago di Tiberiade che, per farsi ascoltare Gesù aveva dovuto parlare da una barca. Terminato di parlare, dice ai discepoli di passare all'altra riva. Essi lo prendono con sé "così come era" (un inciso misterioso: spossato dalla stanchezza? Non attrezzato per la notte?) e partono. Quando sono al largo, sul lago si scatena una grande tempesta di vento, e le onde si rovesciano sulla barca, tanto che ormai è piena.

E Gesù? A poppa (nel posto dove si va a fondo per primi) dorme, sul cuscino (questo particolare esclusivo di Marco sembra una citazione dal racconto di Pietro, del quale l'evangelista raccoglie la testimonianza). Quando i discepoli, pescatori abituati a fronteggiare le bizzarrie improvvise del lago, non riescono più a controllare la barca, in preda al panico, temendo che un'onda più forte li mandi a fondo, decidono di svegliarlo: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". Gesù si sveglia. Minaccia il vento: "Taci!"; comanda al mare: "Calmati!", e "si fa grande bonaccia". Il lago diventa liscio come una tavola.

E' bellissima questa scena, ma ha un messaggio per la nostra vita?
Molto di più. Essa è la fotografia della nostra vita e della nostra fede.

La foto della nostra vita.
Nella nostra vita, purtroppo, le tempeste non mancano mai: malattie, disgrazie, abbandoni, crolli economici, catastrofi naturali... In questi frangenti, preghiamo il Signore, lo invochiamo. E lui cosa fa? Dorme "sul cuscino". Proviamo a svegliarlo, ma niente da fare. Niente bonaccia nel mare della nostra vita. Allora entriamo in crisi: "Perché non si sveglia? Perché non fa tacere il vento e fermare le onde? Perché non ci ascolta come ha ascoltato i discepoli?".

Insieme a queste domande, che ci vengono così spontanee, domandiamoci anche se la nostra situazione è come quella dei suoi discepoli. Essi hanno preso Gesù nella loro barca, e stanno andando nella direzione che egli ha loro indicata: "Passiamo all'altra riva".

Abbiamo preso anche Gesù nella nostra barca, oppure lo abbiamo lasciato fuori? Abbiamo preso la direzione che lui ci ha indicata, oppure siamo stati noi a deciderla? Se è così (e purtroppo spesso è così) non possiamo svegliare Gesù perché non sta sulla nostra barca e non possiamo chiedergli di aiutarci ad andare in una direzione contraria alla sua volontà.

La foto della nostra fede.
Cessato il vento, calmatosi il mare, passato il pericolo, Gesù rimprovera i discepoli: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". Non è esagerato Gesù? Poverini! Perché rimproverarli per non avere fede? Sono ricorsi a lui per essere salvati. Se questa non è fede? Quella loro non era ancora fede, perché, dopo averlo visto guarire la suocera di Pietro e malati di ogni tipo, compresi i lebbrosi, cacciare i demoni, perdonare i peccati..., avevano dubitato che il suo dormire sul cuscino fosse disinteresse verso le loro difficoltà e non il segno che egli potesse comandare al vento e al mare.

Noi, allora?
Quando ci sembra che Gesù stia dormendo e non gli importi di noi, prendiamo coscienza che siamo noi che dormiamo. Svegliamoci, prendiamolo sulla barca, facciamoci indicare la direzione, seguiamola. Se facciamo la nostra parte, la sua non mancherà.


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