Quando non ci bastiamo, cerchiamo lo sguardo di Gesù

XXXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2019

C'è sempre anche per noi, se vogliamo, un sicomoro dove salire.

Zaccheo, capo degli esattori di Gerico, è un pezzo grosso ed è ricco. Proprio come i due personaggi delle parabole: il riccone spensierato che passa le sue giornate a banchettare incurante del povero Lazzaro, e il ricco preoccupato scioccamente di allargare i suoi magazzini per potersi dire: «Riposati, mangia, bevi, e datti alla gioia». Ricco come loro, ma completamente diverso da loro. Non è soddisfatto, infatti, della sua ricchezza. Non sa bene cosa, ma qualcosa gli manca. C'è un vuoto dentro di lui ed è questo vuoto che lo spinge a desiderare di vedere Gesù. Sa che sta attraversando la città. È l'occasione da non perdere.

Chi gliene avrà parlato? Il Maestro è stato più volte nella sua città. Forse in una di queste occasioni, il collega di Cafarnao, Matteo, gli avrà raccontato di come, dopo tanti colloqui a tu per tu, una mattina, comparendo davanti al suo banco delle imposte, gli aveva fatto rompere ogni indugio con quel deciso: «Seguimi» (Mc 2,14). Sicuramente qualcuno gli avrà riferito anche le durissime parole sui ricchi: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» (Mt 19,24). È curioso. Sì, deve vederlo. Ma non è facile, perché il suo mestiere e la sua statura gli sconsigliano di mescolarsi tra la folla: "Idea! Mi arrampico su quel sicomoro. Vedo tutto e nessuno vede me". Sale e si nasconde tra i rami.

Ma alcuni che camminano in testa alla folla, davanti al Maestro, arrivati sotto l'albero, lo scorgono e cominciano a sfogare con sfottò e insulti la rabbia che dovevano tenere repressa quando uno per uno, intimoriti e umiliati, sfilavano davanti al banco delle imposte. In quegli sguardi ostili e sdegnati l'uomo, ricco e potente, si scopre piccolo non soltanto di statura e capisce ciò che gli manca: l'amore della gente, perso per l'amore della ricchezza.
Intanto arriva il Maestro. Il piccoletto pensa: "Adesso sarò io la sua predica e il suo bersaglio". Tra quei rami che non sono riusciti a nasconderlo, si dà del cretino per quella balzana idea di voler vedere un uomo che parlava male dei ricchi. Invece Gesù, giunto sul luogo, alzò lo sguardo e «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Shock! Niente improperi, niente prediche contro i ricchi, ma lo sguardo di un amico che si autoinvita a pranzo... E la sua vita si ribalta, diventando un canto alla forza e alla grandezza della misericordia: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Nessun rimprovero e nessuna condanna avrebbero ottenuto tanto.
A tanta bellezza si contrappone la bruttezza raggelante dei duri di cuore che mormorano: «È entrato in casa di un peccatore!». Essi sono i ricchi ai quali le cose, anche poche, anche piccole, hanno chiuso il cuore.

Se ci sentiamo sazi e soddisfatti, Zaccheo non ci interessa. Rimaniamo tranquilli dentro la nostra bottega, dentro i nostri affari. Se, al contrario, nonostante non ci manchi niente, ci sentiamo scontenti, inquieti e insoddisfatti, usciamo da noi stessi e troviamo il coraggio per salire su un albero che ci permetta di accogliere lo sguardo di Gesù. Cioè, guardiamo la nostra vita da un angolo di visuale più alto dell'affanno quotidiano. C'è sempre anche per noi un sicomoro che ci aspetta, perché «il Signore, amante della vita, indulgente con tutte le cose perché sono sue, ha compassione di tutti, ama tutto quello che ha creato».

Il Signore passa sempre per Gerico. Cosa significa trovare il sicomoro per superare la nostra piccolezza ce lo insegna Zaccheo: decidere di riordinare e rafforzare la nostra vita - le scelte, affetti, tempo, capacità, salute, soldi... - sui valori dell'onestà, della generosità, della condivisione.

E, attenti bene, sul sicomoro non basta salire una volta, ma continuamente, perché la ricchezza che fa dimenticare il povero Lazzaro, e fa credere al ricco stolto che la vita dipenda dalle cose, riprende attrazione e vigore continuamente.


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