Quanto profondi per noi i tuoi pensieri, Signore!

Battesimo del Signore - Festa - Anno B - 2021

Il battesimo di Gesù è l'inizio della sua vita pubblica, il nostro è l'impegno a seguirlo.

Per coloro che sono riusciti, nonostante tutti i divieti, le limitazioni e le complicazioni di questo periodo a vivere nelle chiese le celebrazioni del Natale, il cambiamento di scenografia è sicuramente forte, quasi traumatico. Dopo l'Epifania, tutto è cambiato: via il Bambinello, presepio spento, stelle di Natale sparpagliate qua e là, niente canti natalizi... tanti e tutti segni gioiosi, forse anche più numerosi degli altri anni, perché alla ricerca di un po' di consolazione nella tristezza da Coronavirus.

Meno avvertito visivamente, ma ugualmente forte, il passaggio della parola di Dio da Betlemme al Giordano: «in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento"». Niente di più diverso dalla capanna di Betlemme, dal coro degli angeli, dai pastori, dai Magi... Apparentemente!

In realtà Marco, il primo e più sintetico degli evangelisti, racconta in modo diverso gli stessi eventi: Gesù viene da Nazaret, un paese piccolo e quasi sconosciuto; dalla Galilea, una regione piena di contaminazioni pagane (i Magi), lontana dalla religiosità esteriore di Gerusalemme (i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo). Qui abitano i peccatori (i pastori), consapevoli di essere tali, e quindi disposti a mettersi in discussione e a convertirsi. Gesù scende nel Giordano (la grotta di Betlemme) con i peccatori, si fa carne, per condividere la nostra carne, la nostra storia. Quando Gesù risale dall'acqua i cieli si aprono e una voce dal cielo annuncia: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento» come quella degli angeli nella notte di Betlemme diceva: «è nato per voi un Salvatore». La colomba che vola sopra di lui come sulle acque del diluvio annuncia la nuova creazione.

Qual è il messaggio per noi? La celebrazione del battesimo di Gesù, cioè il momento in cui egli inizia la sua opera tra noi, ci esorta a celebrare il nostro Battesimo, che è l'impegno a vivere la sua stessa vita, iniziata proprio sulle rive del Giordano. Ecco allora la domanda che dobbiamo farci: il nostro Battesimo è davvero questo? Siamo chiamati a rispondere con un bell'esame di coscienza.

Il materiale per il confronto ce lo offrono il profeta Isaia e l'evangelista Giovanni.
Isaia ci rivolge lo stesso appello che rivolgeva al suo popolo che vagava in cerca di divinità accomodanti ma false: «O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti». Siamo sicuri di non spendere energie e tempo per nutrimenti incapaci di saziare, e che l'unica acqua che può soddisfare la nostra sete di felicità è quella che con il Battesimo ci ha inseriti in Gesù Cristo?

Giovanni ci ricorda che: «in questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi». Amiamo Dio con un amore che diventa pensieri, parole azioni nella vita quotidiana? L'osservanza ai suoi comandamenti è per noi un peso fastidioso, oppure è luce e gioia, come affermiamo nelle nostre preghiere e nei nostri canti?

Vogliamo sintetizzare al massimo la nostra riflessione? Facciamolo con l'avvertimento di Dio: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri». Vivere il Battesimo significa seguire Gesù, cercando coraggiosamente e gioiosamente di avvicinare il più possibile i nostri pensieri a quelli di Dio.


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