Restituire novità e stupore al Vangelo

IV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2015

L'insegnamento di Gesù suscita stupore ed è autorevole, perché le sue parole sono confermate dai fatti. Come mai il nostro insegnamento non è autorevole e non suscita stupore? Confrontarci con Gesù ci spiazza, perché il paragone ci sembra improponibile. 

Racconta l'evangelista Marco: "Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità".

Di fronte a questo racconto, siamo noi a rimanere stupiti, perché viene da chiederci: come mai quello che Gesù insegnava suscitava tanto stupore, mentre oggi questo stupore non c'è più, anzi, per tanta gente, a cominciare dai bambini del catechismo, il messaggio del vangelo è considerato vecchio, scontato, conformistico, sorpassato? Come mai questa differenza, dal momento che quello che noi insegniamo altro non è che quello che predicava Gesù? Come mai oggi questo insegnamento non provoca più stupore?

Forse la spiegazione va cercata proprio nel verbo: "insegnava". L'insegnare di Gesù lo diversificava dagli scribi che avevano ridotto la Legge (i primi cinque libri della Bibbia) e i Profeti a un testo da imparare, da studiare e da complicare: quanti passi si potevano fare di sabato, quanto lunghi dovevano essere questi passi; quante volte ci si doveva lavare le mani...
Gesù, invece, annunciava una parola che spingeva a cambiare la vita, riportandola sui sentieri di Dio. Forse noi, riducendo il vangelo a un libro da leggere, da studiare, da spiegare, da commentare, da imparare, siamo finiti nella condizione degli scribi. Sarà così? E' una verifica da fare, come Chiesa e come singoli.

Facciamola per ciascuno di noi, domandandoci: quando chiudiamo il Libro, o quando finiamo di ascoltarlo, cambia qualcosa nella nostra vita, oppure tutto finisce nella lettura e nell'ascolto di cose che già sapevamo per averle lette o sentite tante altre volte? Se la Parola ci lasciasse sempre uguali, allora abbiamo trovato la risposta alla nostra domanda: il messaggio di Gesù non sa di nuovo e non suscita meraviglia alcuna, perché non rinnova la nostra vita e non la rende capace di meravigliare.

Ci fa male ammetterlo, ma dobbiamo riconoscere che troppo spesso è così, perché, dato che il vangelo non può invecchiare, ciò che invecchia non può essere che la sua novità nella nostra vita. Questo non vuol dire che non ci impegniamo a essere e non siamo brave persone. Però non basta.

Dopo aver parlato, Gesù libera un uomo da uno spirito impuro e "tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!".

L'insegnamento di Gesù suscita stupore ed è autorevole, perché le sue parole sono confermate dai fatti. Ecco allora una seconda domanda: come mai il nostro insegnamento non è autorevole e non suscita stupore? La risposta, ahimè, non è difficile: il nostro insegnamento non suscita stupore e non è autorevole, perché non è seguito dai fatti, dalla testimonianza.

E' vero, confrontarci con Gesù ci spiazza, perché il paragone ci sembra improponibile: "Magari avessimo il potere di Gesù. Noi purtroppo quanto a miracoli siamo proprio a zero". Dicendo così, dimentichiamo che i miracoli di Gesù erano segni di una vita diversa. Noi non abbiamo il potere di compiere i suoi miracoli, ma possiamo compiere i nostri, cioè dei segni della novità che la sua parola suscita nella nostra vita. Gli spiriti impuri da cacciare non mancano: l'egoismo, l'ingiustizia, l'indifferenza, la rissosità, la volgarità ...

"Allora dobbiamo metterci a fare miracoli?". E sì! Questo è l'impegno preso nel battesimo, che ci ha donato la capacità di essere profeti, nell'unico grande profeta promesso da Dio, cioè di sapere vivere e annunciare che dentro alla monotonia del quotidiano nasce sempre la novità di Dio, da accogliere e annunciare con le parole e con la testimonianza.

San Paolo, per preoccuparsi delle cose del Signore e piacere al Signore, arriva anche a consigliare scelte straordinarie e radicali. Noi, umili discepoli di Gesù, inadeguati a compiere queste scelte, non dobbiamo sottrarci a quelle che sono nelle nostre possibilità: rendere straordinarie e cariche di meraviglia le piccole, ordinarie cose di ogni giorno.


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