Ridiamo voce alla Parola di Dio

III Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2020

Non lasciamo la Bibbia alla polvere degli scaffali.

Papa Francesco ha stabilito che questa domenica, terza del tempo ordinario, diventi la "Domenica della Parola di Dio". La decisione è sorprendente dal momento che tutte le domeniche – e non solo, ma anche tutti i giorni - dovrebbero essere "della parola di Dio", perché è su di essa che la fede si fonda e intorno ad essa che la comunità si riunisce. Perché allora questa decisione del Papa? La motivazione va cercata nel "dovrebbero". Il condizionale fa intendere che dovrebbero esserlo, ma non lo sono. Infatti, la parola di Dio è al centro (non sempre!) delle nostre celebrazioni e dei nostri riti, ma non delle nostre scelte quotidiane, e tanto meno delle scelte di vita che oggi vanno per la maggiore. In tempi nemmeno tanto lontani la parola di Dio era il criterio di giudizio per la bontà o meno dei comportamenti morali. Adesso non è più così. Per decidere ciò che è bene e ciò che è male ci si riferisce ad altre agenzie. L'intento del Papa, perciò, sprona a riportare la parola di Dio in primo piano, in modo da riproporla come proposta di vita che sfida le altre con la verità, la bontà, la novità delle sue indicazioni. È ciò che ha fatto Gesù "in quel tempo", come annuncia la parola di Dio proclamata in questa domenica.

Il vangelo comunica che Gesù lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao. Sembrerebbe una notizia di cronaca. Non è così, perché gli evangelisti di queste notizie non ne danno. È un messaggio molto importante e attuale per noi. Nazaret era un paesino sconosciuto («Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?», Gv 1,46), Cafarnao invece una città importante. Di lì passava la Via del Mare, strada commerciale e militare che collegava l'Egitto a Damasco, dirigendosi verso Oriente attraverso la Galilea. Qui, il potere religioso di Gerusalemme pesava poco, e lo zelo dei farisei si scontrava con gli interessi dei mercanti, degli esattori, dei cambiavalute, dei viaggiatori. È nella "Galilea delle genti", in questo crocevia di culture e fedi che Gesù porta il suo messaggio: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Con un po' di fantasia, possiamo dire che Nazaret era come la nostra situazione sociale e religiosa di non tanto tempo fa; Cafarnao, invece, è la attuale società: incrocio di idee, di proposte e modi di vita diversi, spesso refrattari o decisamente ostili al messaggio cristiano. Cafarnao è le nostre famiglie: crocevia di idee tra nonni, genitori e figli, ciascuno con la sua storia e le sue convinzioni, con modi diversi di porsi rispetto alla vita e alla fede cristiana. È i luoghi di lavoro: crocevia di idee, di interessi, di convinzioni e modi di vita diversi. È le nostre strade, le nostre piazze, i luoghi di incontro e di divertimenti. È, ancor prima, noi stessi, combattuti da proposte di vita diverse a contrastanti che ci piovono addosso continuamente da ogni parte.

Su questa "nostra Cafarnao", nelle sue strade, nei suoi crocicchi, nei suoi luoghi di incontro, non arriva, o arriva troppo poco, la Parola di Dio. Noi la ascoltiamo nelle chiese, onorandola con profumo di incenso, fiori e baci, ma la lasciamo là dentro, dove la sentiamo raccontare, troppo spesso come lontana da ciò che sta fuori e che ci aspetta fuori quando le celebrazioni e i riti sono terminati. Questo succede perché non la conosciamo. La Bibbia magari ce l'abbiano in casa, ma impolverata sullo scaffale. Non la leggiamo, non ci riflettiamo, non ci preghiamo. Papa Francesco ci scuote e ci stimola a far sì che essa diventi il navigatore che tra le strade che ci si presentano davanti indichi quella che porta alla meta. Nella Cafarnao di oggi non possiamo più continuare a ritenere la Bibbia il libro dal quale i preti ricavano le indicazioni morali per i laici. Oggi, tutti sono in grado di leggere, di capire, o comunque di trovare chi o cosa può aiutare capire.

«Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini», chiede Gesù a Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, come poi agli altri apostoli, ai discepoli e, in essi, a ciascuno di noi. Tutti siamo mandati ad annunciare: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Non con prediche dal pulpito, ma con pensieri, idee, parole, proposte, comportamenti, testimonianze..., scaturiti dalla parola di Dio, conosciuta, meditata, pregata, capaci di stimolare a cercare, ad accogliere, a seguire la luce di Gesù.


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