Ripartiamo con fiducia

XXIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2015

Non lasciamoci vincere dalla paura o dal pessimismo dilagante, ma affidiamoci alla potenza della Parola di Dio, come il sordomuto che viene guarito da Gesù. Il suo miracolo è un invito alla speranza, perchè il Signore può liberarci dalle nostre chiusure, risanare le nostre relazioni, ma anche un monito a impegnarci nell'accoglienza dell'altro e nella condivisione con i poveri.

Questa prima domenica di settembre segna la ripresa della vita normale. Praticamente per tutti. Sia per coloro che hanno potuto fare le ferie, sia per quelli che, in qualche modo, hanno subìto variazioni a causa di coloro che, proprio perché altri sono andati in ferie, hanno dovuto lavorare di più (nipotini da spupazzare...) o hanno subìto limitazioni a causa di: negozi chiusi, medici lontani, uffici pubblici.... L'estate comunque è uno stacco.

Adesso riparte la routine dei giorni sempre uguali, con gli occhi attenti all'orologio. E non è facile. Anche perché ormai da anni non si sente altro che parlare di crisi, e, ciò che è peggio, di sentirne gli effetti, con l'economia che non riparte, con il lavoro che non si trova, con i risparmi che diventano sempre più striminziti. Come se non bastasse, allargare lo sguardo al di fuori di sé e della propria famiglia, aggiunge preoccupazione a preoccupazione, con i nostri politici che continuano a chiacchierare e a contrapporsi bambinescamente: se quelli dicono sì, gli altri dicono no, e viceversa, mentre i problemi rimangono lì; con il panorama mondiale, dentro al quale non possiamo fare a meno di trovarci, sempre più drammatico con queste folle enormi che emigrano in cerca di una vita migliore, e con le truci notizie del terrorismo che ci riportano a epoche cupe che sembravano superate per sempre.

E' in questo contesto personale e sociale da "smarriti di cuore", che ci giunge l'invito della parola di Dio: "Coraggio, non temete!". Accogliamolo questo invito liberante, come consolazione e invito alla speranza. Non ci lasciamo vincere dal pessimismo, dalle lamentele, dalla paura del futuro incerto. Fidiamoci! Anche per noi: "si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d'acqua". Fidiamoci! Non sono le parole dei politici in cerca di consenso. E' parola di Dio.

Fidiamoci, consapevoli, però, che fidarsi della parola di Dio impegna a collaborare alla sua realizzazione.
E' di grande stimolo lo stupendo miracolo di Gesù. Gli portano (attenzione al verbo!) un sordomuto, un uomo che non può comunicare, chiuso nel suo isolamento. La sua situazione è grave e pesante, tanto che lo stesso Gesù fa una certa fatica a ridargli ascolto e parola (Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!»).

Questo poveretto è un po' la nostra immagine. Nelle difficoltà, è forte la tentazione di chiudersi in se stessi, illudendosi di trovare dentro di noi la sicurezza. Niente di più sbagliato. La chiusura in se stessi conduce all'indifferenza verso gli altri, che, chiunque essi siano (vicini di casa, colleghi di lavoro, extracomunitari...), vengono considerati un pericolo, dei ladri che vengono a portarci via quel poco che abbiamo. E' un atteggiamento già fortemente diffuso. Lo sentiamo ripetere nei discorsi dei politici e della gente: "Finché stavamo bene, pazienza, potevamo anche accoglierli, ma adesso che anche noi siamo in cattive acque, rimangano a casa loro".

Gesù che apre il poveretto al dialogo e alla vita di relazione ci ricorda che le ricchezze, poche o tante che siano, quando non vengono condivise, diventano "disoneste". Chiudendo il cuore, si crede di poterle mettere al sicuro, invece vengono consegnate alla ruggine e ai ladri.

Nelle difficoltà, la chiusura verso gli altri può portare soltanto a una guerra tra i poveri. La condivisione invece dà sostegno e speranza, perché mettere insieme il poco che si ha, lo fa diventare molto, o per lo meno il tanto che basta. Noi cristiani siamo chiamati a fare un po' come coloro che "portarono" il sordomuto a Gesù: essere attenti ai più poveri, a quelli che non hanno l'anello al dito e abiti sontuosi, in modo da dare loro un po' di respiro.


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