Riscoprire chi è Gesù per noi

XII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2016

In questa XII domenica del Tempo ordinario, Gesù interroga anche a noi, come ha fatto a suo tempo con coloro che lo seguivano, su cosa pensiamo di lui, del suo messaggio e della sua missione, che l'ha portato ad amarci fino alla morte in croce per la nostra salevezza. Qual è la nostra risposta?  

«Ma voi, chi dite che io sia?», chiede Gesù ai discepoli, dopo aver fatto un veloce sondaggio dai risultati apparentemente molto soddisfacenti, dal momento che la gente aveva capito di non trovarsi davanti a un tipo qualunque, ma a un personaggio paragonabile niente meno che a Giovanni Battista, Elia o uno dei profeti. Mica poco!

Poco o niente, invece, per Gesù. Senza ritenere sbagliate le risposte della gente, egli ne cerca una che non nasca dalle impressioni, dalle conoscenze, dalle sensazioni umane, ma che discenda dall'alto. Che sia cioè un rivelazione. Questa arriva per bocca di Pietro. Egli è "Il Cristo di Dio", il Messia promesso e atteso da sempre.

Esatta la risposta? Sì, infatti non è farina del sacco dell'apostolo, ma ispirata dall'alto. Però non del tutto esatta, perché egli è sì il Messia atteso da sempre, ma non come era atteso. Egli non marcerà vittorioso contro i nemici di Israele, ma: «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». I discepoli ascoltano senza comprendere il senso profondo delle sue parole, tant'è vero che Gesù ordina loro "severamente" di non andare a dirlo in giro, perché avrebbero creato soltanto false aspettative. Quelle che essi stessi nutrivano.

Ma per noi chi è Gesù?

La riposta apparentemente è facile, la conosciamo fin dagli anni del catechismo. Ma è davvero così? Facciamo la verifica con due espressioni, molto presenti nel popolo cristiano, che, se rispecchiassero le nostre convinzioni, ci dimostrerebbero la necessità di doverlo conosce sul serio.

1. "Sono cristiano perché sono nato in Italia. Se fossi nato in Arabia o in India...".
Se la pensiamo così, confrontiamoci con quello che dichiara Gesù "a tutti", quindi anche noi: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». Facciamo attenzione ai verbi: "vuole venire", "rinneghi", "prenda", "segua". Nessuno di essi permette di pensare a una sequela derivante da cause ambientali, come l'essere nati in un paese piuttosto che in un altro. Tutti richiedono una scelta personale.

Conseguenza: se ci sentiamo cristiani perché siamo nati in Italia piuttosto che in Arabia Saudita, dobbiamo verificare la qualità della nostra fede. E forse capiremo perché essa incide così poco nella nostra vita e nella società.

2. "Mi è capitata questa croce e la devo portare", o: "Perché Gesù mi ha mandato questa croce?".
La "croce" di Gesù non è una condanna o una punizione che ci cade addosso, ma la scelta consapevole e libera di vivere come lui è vissuto. Nella "sua croce" non c'è niente che faccia intendere il dover sopportare pazientemente le avversità e i malanni, o l'invito alla rassegnazione di fronte alle sofferenze proprie e altrui, soprattutto se imposte dalla prepotenza e dall'ingiustizia umane. E la "sua croce" non deve essere nemmeno sfiorata dal sospetto che essa sia una punizione. Con la croce Gesù è stato "esaltato", non punito. "Perdere la propria vita" non significa buttarla via nella insignificanza della passività e della rassegnazione, ma salvarla dall'opportunismo e dall'egoismo con l'impegno quotidiano a favore della pace, della giustizia, della misericordia, pur consapevoli che questa scelta comporta difficoltà d'ogni tipo, dall'ironie all'emarginazione, fino alle persecuzioni.

Conseguenza: se, magari senza avere il coraggio di dircelo espressamente, sentiamo la nostra fede come una limitazione alla pienezza della nostra vita, e un freno al nostro desiderio di impegnarci a cambiare le storture e le ingiustizie della società, dobbiamo metterci di nuovo davanti alla domanda di Gesù: "Chi sono io per voi?", e cercare una risposta che finora non abbiamo trovato.


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