Risolleviamoci e alziamo il capo

I Domenica di Avvento - Anno C - 2018

Prepariamoci al Natale alleggerendo il cuore, crescendo e sovrabbondando nell'amore.

Un nuovo Avvento. Per tutte le cose che ritornano c'è il rischio di darle per scontate. Anche l'Avvento corre questo rischio: "Ne abbiamo fatti tanti!". Sbagliato! Nella vita nulla si ripete: non c'è un giorno come un altro, non c'è stagione come un'altra, non c'è un Avvento come un altro. Per quanti possiamo averne vissuti quello di quest'anno è nuovo: non c'è n'è mai stato uno uguale e non ce ne sarà più uno come questo.

L'Avvento corre un altro rischio. C'è il pericolo che, catturati dal fascino e dall'attesa del Natale, questo tempo liturgico che dovrebbe prepararlo scompaia, diventando semplicemente la preparazione alla festa con tutto il cerimoniale suggestivo che la accompagna: alberi, presepi, luminarie, dolci tipici, regali... Questa eventualità è sempre più in agguato perché nella nostra società fatta di immagini e segni, l'Avvento non ha ormai segni e immagini concreti. È soltanto un tempo dello spirito al quale è molto difficile dare spazio e importanza. Però, senza una preparazione adeguata, la Festa di Natale può diventare una rievocazione della nascita di Gesù a Betlemme, anche poetica e commovente, ma spiritualmente inefficace perché falsa. Il Natale, infatti, a cui l'Avvento ci prepara, non è la celebrazione di una nascita già avvenuta (la festa del compleanno di Gesù!) ma, attraverso la memoria di questa nascita e del suo messaggio, una tappa del cammino verso la nuova nascita: il ritorno di Gesù come giudice della storia.

È Gesù stesso ad annunciare questa seconda nascita con parole che ci lasciano un po' perplessi e preoccupati: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte». Di fronte a questo annuncio, la nostra preoccupazione immediata è - come fu per i suoi discepoli - sapere quando avverranno queste cose. Esse, però, non ce lo dicono, perché non sono un messaggio per quello che avverrà, ma il significato di quello che avviene. Gli eventi che Gesù enumera non avverranno, ma avvengono. Cosa sono gli incendi, i terremoti, gli allagamenti, i tornado, le trombe d'aria, gli attentati, le stragi... che ci accompagnano, a volte così minacciosi che ci hanno fatto esclamare: "Sembra la fine del mondo"? Essi ci ricordano che questo mondo finisce, che esso non è la nostra casa definitiva, ma solo il sentiero che ci porta all'incontro con il Signore.

L'Avvento è il tempo in cui, in maniera più efficace perché da vivere insieme a tutta la Chiesa, siamo invitati a ravvivare, rinfrescare, potenziare il messaggio che Gesù è venuto a portare sulla terra con la sua nascita a Betlemme, e a viverlo con fedeltà e profondità per camminare verso l'incontro definitivo con lui quando verrà come giudice della storia.

Cosa fare in concreto per vivere in maniera vera e proficua questo tempo liturgico?
Ce lo dice Gesù: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita». Dissipazioni, ubriachezze, affanni... sono parole pesanti. Non ce ne tiriamo fuori! Dissipazione è anche correre da una cosa e l'altra senza il tempo per pensare. Le ubriachezze non sono soltanto quelle da alcool. Gli affanni nascono anche dal non saper dare il giusto peso alle incombenze delle nostre giornate.

«Risollevatevi e alzate il capo», esorta Gesù. È bellissimo questo invito a vivere a testa alta, capaci di guadare oltre l'orizzonte terreno. Che non significa perdersi tra le nuvole, ma stare su questa terra, vivendo in modo da piacere a Dio, cioè crescendo e sovrabbondando nell'amore fra coloro che condividono il nostro cammino e verso tutti.


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