Servono influencer non per vendere ma per essere.
Ormai lo sappiamo perché ce lo siamo detto e ridetto chissà quante volte che i santi non sono soltanto "quelli e quelle" che troneggiano sugli altari e raccontano dai quadri le loro storie. "Quelli e quelle" sono gli influencer, non per invitare agli acquisti come quelli e quelle che spopolano nei social, ma per essere santi su strada. In che senso? Nel vocabolario di san Paolo santi sono coloro che hanno fatto la scelta di seguire Gesù Cristo, «rinnegando se stessi», cioè il proprio modo di pensare, di sentire, di agire, anche se la scelta non è perfetta. L'apostolo chiamava "santi" anche i cristiani di Corino che non erano certo più bravi di noi. Questo perché ciò che rende "santi" è la scelta iniziale che spesso e in tanti - come noi! - rimane debole e altalenante, mentre in altri arriva velocemente alla pienezza, cioè all'identificazione con il Signore. In questi giorni non c'è chi non sia rimasto meravigliato dalla vicenda di Carlo Acutis, il quindicenne che in pochi anni ha raggiunto una santità esemplare da autentico e straordinario influencer, di quelli che ogni tanto il Signore ci mette davanti per scuoterci in maniera così decisa da rischiare di portarci fuori strada, facendoci esclamare: «Come loro? Impossibile!». Invece no.
Possibile? Ma come. Carlo Acutis diceva: «Basta spostare lo sguardo dal basso verso l'alto, basta un semplice movimento degli occhi». In alto dove c'è il "santo", Gesù e si arriva imboccando le strade che la parola di Dio sintetizza nelle Beatitudini che in questa solennità di Tutti i Santi ci vengono riproposte. Le conosciamo benissimo, però attenzione a non considerarle delle vie a scelta, cioè a prenderne una o più a simpatia: "io scelgo quella dei poveri in spirito", "io quella dei miti", "io quella degli operatori di pace"... magari perché mi piacciono e mi stimolano gli "influencer" dei diversi percorsi: Francesco di Assisi per i poveri in spirito, Giovanni XIII per i miti, Don Pino Puglisi per gli assetati di giustizia... Non è così. Chi è povero in spirito non può non essere anche misericordioso, operatore di pace e tutte le altre. Chi è assetato e affamato della giustizia non può non essere anche mite e puro di cuore; e coloro che sono nel pianto..., questa la lasciamo da parte perché troppo difficile. Le otto beatitudini sono un percorso unitario per camminare dietro a Gesù, cioè per diventare "santi", non per creare degli "specialisti" in campi specifici: la pace, la giustizia... magari quelle che nel momento vanno più di moda o sono le più reclamizzate. In questo modo si rischia di avere costruttori di pace violenti, assetati di giustizia non puri di cuore, poveri in spirito falsi... La via delle Beatitudini deve formare e forgiare persone integrate con una vita buona, equilibrata, giusta, vera, sincera, generosa.
La santità è per tutti, anche per noi così miserelli. Non è facile crederlo, ma è così. Mai come in questo nostro tempo la convinzione deve essere forte, dal momento che abbiamo vissuto gomito a gomito con tanti santi contemporanei. Perciò, niente: "Essi ma io? Mica posso paragonarmi con Paolo VI, con Giovanni Paolo II, con il Cardinale Oscar Romero, con Padre Pio, con Madre Teresa, con don Pino Puglisi, con Carlo Acutis...". Se ragioniamo così, confondiamo la santità con la perfezione, cioè con il punto di arrivo, che ci parrà sempre lontano e al di fuori delle nostre possibilità. Dobbiamo pensare i nostri santi all'inizio del loro percorso. Se avessimo conosciuto Angelo Roncalli da bambino, poi da giovane prete, poi anche da vescovo lo avremmo visto non diverso da noi, però sempre in cammino. Il cardinale Oscar Romero non era un assettato di giustizia, prima che l'assassinio di alcuni suoi amici e collaboratori lo spronassero a esserlo. La santità è nel DNA del nome "cristiano". Per chiamarsi così ci si deve ritrovare su quella strada, anche facendo un passo in avanti e due indietro, anche prendendo qualche sbandata, anche con qualche sosta troppo prolungata, ma mai abbandonandola e sempre ricominciando ad andare.
Siamo sicuri che basta? Ci rassicura l'evangelista Giovanni con la visione della: «moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua... in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello». In questa moltitudine immensa ci sono tutti quelli che come noi hanno camminato umilmente sulle vie delle Beatitudini, senza provenire dalle tribù dei figli di Israele, senza essere avere avuto la corona dei martiri, addirittura senza conoscerle. In quella moltitudine aspetta anche noi. Camminiamo!