Sempre in cammino come i Magi

Epifania del Signore - Anno B - 2018

Oggi più che mai, dentro a mutamenti imprevisti e imprevedibili che cambiano profondamente la vita personale e sociale, è necessario seguire i Magi per una fede capace di vedere e seguire la stella.

Il racconto dei Magi, come tutti i racconti del Natale, sotto la strumentalizzazione massiccia della pubblicità e di un giornalismo che fa da cassa di risonanza, rischia di essere inteso come una bella favola per bambini. Per la parola di Dio, invece, essi sono un simbolo e un messaggio fondamentale per la nostra vita quotidiana, perché ci ricordano che nella fede non si è mai arrivati, e perciò è necessario essere sempre in cammino per seguire la stella che ci conduce ad adorarlo. Niente, infatti, è più pericoloso per la fede dell'assuefazione a convinzioni, a preghiere, a riti, a credenze, a pratiche che si ripetono sempre uguali, come se il rapporto con Dio non fosse un rapporto interpersonale da ravvivare continuamente.

Ecco perché i Magi sono per noi un esempio, un'icona, come si dice oggi.
I Magi cercano, si informano, domandano. L'esatto contrario di ciò che fanno i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo. Essi sanno tutto, ma ciò che sanno non li schioda di un centimetro. Chiudono il libro sacro e tutto finisce lì. Come non pensare a noi quando ci accontentiamo delle pratiche, delle preghiere, e dei testi sacri come raccolta di nozioni?

I Magi, nel ritrovare la stella per la quale si erano messi in cammino, "provarono una gioia grandissima". E' la gioia di una fede che non si ferma mai, che non si fossilizza, che guarda a "Betlemme", non come a un fatto mummificato nei libri di storia, ma un evento sempre attivo, sempre attuale, sempre capace di gettare luce sulla vita, per farla andare avanti e per rinnovarla. Il pensiero di quante volte noi cristiani non abbiamo saputo vivere la fede in rapporto alla vita e alla storia che cambiavano deve metterci sul chi va là, perché può accadere anche oggi.

I Magi, una volta consapevoli del "pericolo Erode", e di quello non meno grave dei "sommi sacerdoti e degli scribi del popolo", fecero ritorno al loro paese per un'altra strada. Pensiamo alla fatica (e in qualche caso al rifiuto!) di tanti cristiani nel seguire Papa Francesco, che esorta a intraprendere un'altra strada, perché i cambiamenti epocali dei nostri tempi possono mettere in pericolo non Gesù, ma la genuinità della nostra fede in lui.

I Magi non si presentarono a Gesù a mani vuote, ma con dei doni che devono essere anche nelle nostre mani. Il nostro oro è la fede ripulita da tutte le pesantezze del "si è fatto sempre così", dalle convenzioni che hanno troppe volte sostituito le convinzioni, dalla incapacità di saperla motivare in maniera approfondita e seria.

Il nostro incenso, come quello a grani, che dà il meglio di sé quando brucia sul fuoco, perché è allora che espande il suo profumo, è la nostra fede bruciata in tutti gli ambienti della nostra vita, soprattutto in quelli più bisognosi del suo profumo. Finché sta chiuso nella scatola, l'incenso non serve a niente. Così è la fede. Finché sta chiusa dentro le persone, o nelle chiese, serve a poco. E' questo che intende papa Francesco quando ci invita a uscire verso le periferie. Queste non sono soltanto i quartieri periferici delle grandi metropoli, ma anche i nostri piccoli borghi, anche le nostre famiglie, anche i luoghi di lavoro e di amicizia, dove la "la stella" di Gesù è affievolita, o addirittura non brilla più, perché nascosta da altri accecanti luccichii.

La nostra mirra, un profumo forte, quasi stordente, dal sapore acre, è per l'appunto la fatica di rinnovare la nostra fede personale per renderla capace di confrontarsi con i grandi problemi di oggi, fino a non molti anni fa nemmeno prevedibili. "Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia", afferma papa Francesco, suscitando lo stupore di coloro che intendono la fede come quella dei "capi dei sacerdoti e degli scribi del popolo". Ma quella è una fede che non cerca la luce e non dà luce, perché non ha niente a che vedere con la stella che conduce a Betlemme, quella che al vederla dona una "gioia grandissima".

Chi non vorrebbe provare questa gioia grandissima? Per averla bisogna seguirla. Come i Magi.


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