Il Battista, immagine e messaggio di sobrietà, ci invita a spianare i monti e i colli della nostra vita ingolfata dal superfluo e dagli scarti e ad aprire strade al Signore nel deserto del nostro egoismo, per renderci disponibili alla solidarietà.
La seconda tappa del cammino di Avvento ci fa incontrare il Battista, un personaggio impossibile da non fermarsi ad ammirare e a meditare, tanto è carico di significati religiosi e umani. Ciò che colpisce al primo impatto con lui sono senza dubbio il suo abbigliamento e il suo cibo, che lanciano un messaggio efficacissimo di sobrietà e rigore: "Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico".
Di nessun altro personaggio del vangelo si descrive la veste e il cibo. Ciò vuol dire che non si tratta di una nota di colore, ma di un messaggio fondamentale con un forte contenuto simbolico. Infatti, come comunicare in modo più incisivo che per aprire le strade al Signore è necessario liberarsi da tutto ciò che è superfluo e che appesantisce il cammino?
Giovanni, con il suo vestito austero e il pasto frugale è un messaggio e un ammonimento attualissimo. Nella storia dell'umanità non pare sia esistita un'altra epoca così dedita al superfluo e allo spreco da rischiare di rimanere soffocata dagli scarti che non sa più dove e come smaltire, tanto da arrivare a ipotizzare la soluzione nel far nascere meno gente, in modo che si possa sprecare senza la preoccupazione che gli scarti ci sommergano.
Sembrerebbe una barzelletta, se non fosse una ipotesi tragicamente seria, denunciata anche da papa Francesco: "Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Si pretende così di legittimare l'attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo. Inoltre, sappiamo che si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono, e il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero" (LS 50).
Ma cosa c'entra il Battista, che "proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati" con gli sprechi e i rifiuti? L'andazzo dell'accumulo, del consumo dissennato, e dello spreco - non solo di cibo e vestiti ma di "cose" di ogni - corrompe l'anima. Da qui la necessità di conversione. Da qui gli appelli di papa Francesco che sembrano uscire dalla bocca del Battista: "Ci siamo allontanati da Dio, non leggiamo il suo segno: il coltivare e custodire non comprende solo l'ambiente, riguarda anche rapporti umani e i papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata a quella ambientale. Stiamo vivendo un momento di crisi che vediamo nell'ambiente, ma soprattutto nell'uomo: la persona umana oggi è in pericolo, ecco l'urgenza della ecologia umana. Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell'incontro" (Udienza generale 5 giugno 2013).
Se vogliamo davvero abbassare i monti e i colli del nostro ingolfato stile di vita, per aprire strade al Signore nel deserto del nostro egoismo, accorriamo anche noi a Giovanni, per essere stimolati a impegnare la fede per una vita sobria di cose e ricca di solidarietà e incontri.
Di grande aiuto è Pietro che ci dà le motivazioni profonde della sobrietà: "I cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta". Con queste parole, che sembrano la descrizione di una esplosione nucleare, l'apostolo ci ricorda che tutto passa e tutto finirà, e allora perché accumulare, creando problemi così gravi per noi e per gli altri?
Per resistere all'invito a consumare e sprecare, sempre più ossessivo man mano che si avvicina la festa del Natale, niente di più efficace dell'immagine dell'austero profeta con la cintura di pelle attorno ai fianchi, e cavallette e miele selvatico sulla mensa, e delle parole di Pietro: "Carissimi, nell'attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia".
Cioè: austeri, sobri, disponibili alla solidarietà e all'incontro con i fratelli nei quali incontriamo Cristo.