Spingere la vita verso la pienezza

XXXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2019

In cammino verso l'eternità, vivendo intensamente la quotidianità.

«Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell'universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna», dichiara il secondo figlio dei Maccabei, dopo aver assistito all'uccisione del primo fratello. Così risponderanno gli altri cinque dopo di lui, con la madre che li esorta a non cedere a chi vuole far loro mangiare carni suine, trasgredendo alle "leggi dei padri": «Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia». Le parole dei figli e della madre sono uno dei rarissimi accenni alla risurrezione del corpo dopo la morte, presenti nell' Antico Testamento.

Cosa proviamo di fronte a questo racconto, abbreviato dalla liturgia forse anche per non fare ascoltare i particolari più crudi come fanno i telegiornali per i fatti di cronaca nera? Probabilmente il primo pensiero è: "Per fortuna sono avvenimenti lontani – chissà poi se veri - che a noi non capitano". Ma, allora, cosa proviamo quando la cronaca ci riferisce di episodi simili, cioè di cristiani che vengono martirizzati in diversi Paesi del mondo? Tra il primo novembre 2016 e il 31 ottobre 2017, risultano essere stati uccisi a causa della loro fede 3.066 cristiani...

Forse la nostra reazione non è molto diversa da quella dei Sadducei che sulla risurrezione dopo la morte ci scherzano, provocando Gesù con la storiella dei sette fratelli che, morendo, per la legge di Mosè, devono sposare la vedova uno dopo l'altro, creando in cielo un bel pasticcio: «La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».

La risposta di Gesù, che non evita la provocazione, non chiarisce come noi desidereremmo i nostri interrogativi sulla vita eterna, però apre qualche spiraglio: «Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio».
Per quello che è possibile capire, Gesù rivela che la vita eterna non è un'altra vita dopo questa, ma è questa che diventa "altra", cioè non più legata al tempo, al luogo, alle circostanze, ma eterna nella eternità di Dio. Nella risurrezione la donna non sarà di nessuno dei sette mariti, conta solo quello che avrà "costruito degno per la vita eterna" con ciascuno dei sette. I pittori rappresentano il Signore Risorto con i buchi dei chiodi e la ferita nel costato. Giustamente! Gesù stesso, infatti, li mostra quando appare agli apostoli, rivelando che dopo la sua morte non ha trovato un'altra vita, ma è stata la sua vita di prima (simboleggiata dai chiodi e dalla lancia) a diventare risorta e gloriosa.

Cosa significa questo per noi? Significa che la fede nella risurrezione della carne, che riconfermiamo continuamente con il Credo, è la costruzione di ogni giorno, non una vaga idea: "qualcosa ci sarà!", né la speranzosa attesa che, magari con l'aiutino della Madonna e dei santi, potremo beccarla. Sì, con parole semplici e inevitabilmente inadeguate (quando si parla delle realtà spirituali, non ce ne sono altre) possiamo dire che la vita eterna ce la costruiamo giorno per giorno, vivendo pensieri, parole e opere in «modo giudicato degno della vita futura e della risurrezione dai morti». Questo vuol dire che la fede "nell'altra vita" non ci fa trascurare questa, o addirittura evadere da essa come se fosse una droga, ma dà significato, valore, energia a ogni momento e a ogni cosa della vita terrena.

La vita eterna rende preziosa la nostra vita provvisoria, perché niente va sprecato. Essa è un cammino verso il Signore che ci aspetta, per accoglierla piena di ciò che la rende degna della risurrezione. Procediamo, quindi, nel nostro cammino, facendo nostra la preghiera del salmista: «Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno. Custodiscimi come pupilla degli occhi, all'ombra delle tue ali nascondimi, io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine».


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